Rifugio del mondo, trasfigurazione del sé, scrigno di memoria e ricordi. Esiste un altro oggetto all’infuori del libro che sia capace di assumere così tanti significati, distinti e variegati a seconda della sensibilità di chi lo maneggia? Il dialogo tra Nicola Lagioia e Annalena Benini non poteva che partire proprio dal protagonista del Salone del Libro di Torino. La Sala Oro dell’Oval ospita l’incontro tra l’attuale direttore e la futura direttrice, in uno scambio di visioni, idee e spunti che partendo dal loro rapporto con i libri lega insieme il presente e il futuro della manifestazione.
Lagioia racconta con voce squillante aneddoti sagaci, strappando risate e applausi. Trascina la platea con una mimica ampia e una parlantina decisa. Come a ribadire, se mai ce ne fosse bisogno: “Signore e signori, il Salone lo abbandono lunedì, non prima!”. Benini risponde alle domande di Rosa Polacco, mediatrice dell’incontro: “Mi definisco innanzitutto una lettrice. Leggendo cerco sempre un cammino di avvicinamento alla realtà, qualcosa di simile all’innocenza ma separato dall’ingenuità, che arricchisca il mio sguardo sul mondo e mi faccia entrare in contatto con cose che non conosco”.
Dai ricordi di Benini emerge una figura torinese: “La prima a farmi pensare che sì, mi piaceva tanto leggere, ma avevo una voglia matta di scrivere è stata Natalia Ginzburg col suo modo diretto, schivo e mai impaurito di dire la verità”. Benini racconta di sé ai tanti presenti, evidentemente curiosi di scoprire di più sulla nuova direttrice del Salone del Libro: “La sola possibilità di leggere mi ha sempre esaltato. Da piccola mia madre non mi permetteva di uscire molto, così ho scoperto la lettura, perché nei libri non c’erano limiti imparando a guardare il mondo con occhi diversi”.
Tra passione e complessità
Anche Nicola Lagioia sfrutta il palco della Sala Oro per ripercorrere la sua storia di lettore. Ricorda di quando, da piccolo, restava incantato dalle illustrazioni dei vecchi libri nel mezzanino del nonno: “Chiedevo a mia madre di leggere le storie per me ma non mi fidavo, chiedevo di rileggere: proprio non mi fidavo!” Crescendo, la passione per i fumetti che diventata persino uno strumento per orientarsi tra le vie di Bari (“Conoscevo la città attraverso le edicole”, spiega). Il turning point, però, arriva tra i banchi delle superiori con la lettura de “La terra desolata” di Thomas Stearns Eliot: “Sentivo che c’era qualcosa più grande dentro di me.”
L’attuale direttore del Salone affronta poi il tema della problematicità, un aspetto determinante nel racconto letterario in cui non esistono né il bene e né male intesi in termini assoluti: “Dal mito di Caino e Abele ai Promessi sposi e Romeo e Giulietta, il problema, il colpo di scena imprevisto è sempre presente e anzi è necessario per lo sviluppo della trama, per la nascita della storia stessa”.
Attraverso lo specchio
Lagioia e Benini passano dallo specchio di sé all’altro, attraversandolo, dialogando sul presente e il futuro della kermesse. “Annalena sarà una grande direttrice – esordisce Lagioia – datele una mano perché Torino è una piazza molto grande ma non è affatto facile, ma sono certo che con lei il Salone crescerà ancora, vedrete”. Si percepisce un’emozione sincera nelle parole di Benini, che ricorda la prima volta in cui ha assistito all’allestimento degli spazi del Salone: “Non avevo mai visto niente di simile, la costruzione di questo luogo e la passione con cui tutte le persone contribuiscono è straordinaria. Penso che in futuro si potrà fare qualcosa di bello così com’è stato meraviglioso il Salone di Nicola per tutti questi anni. Con l’amore per i libri, per i lettori che siamo noi e che verranno qui. Non vedo l’ora di cominciare”.
Per fugare ancora ogni dubbio sull’avvicendamento al vertice, Lagioia si congeda con una battuta rivolta alla madre, seduta in prima fila: “A mia mamma non sembrava vero che suo figlio avesse trovato un posto fisso, datemi una mano a farle capire che ho lasciato volontariamente il Salone. Capito mamma?”