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Ucraina, l’esodo dei rifugiati: Orbán e gli altri aprono ai “veri profughi”

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Aggiornamento del 28 febbraio: sono almeno 368mila le persone ucraine in fuga dalla guerra. La stima viene dalle Nazioni Unite: l’Europa deve prepararsi ad accogliere da 4 a 7 milioni di profughi. Sono arrivati anche in Italia i primi autobus con targa ucraina. Nei prossimi giorni sono attese alcune centinaia di persone, a Genova – dove già risiedono circa 2000 persone ucraine – e in altre città italiane. La comunità ucraina in Italia conta circa 236mila persone: oltre un quarto di tutti gli ucraini, 800mila, residenti nei 27 paesi Ue.

Intanto si muove anche l’Unione Europea: la conferma è attesa per giovedì 3 marzo, ma un incontro straordinario dei ministri dell’Interno dei paesi membri domenica 27 febbraio ha sollevato la possibilità di riconoscere agli ucraini lo stato di rifugiati tramite una direttiva finora mai applicata, nemmeno nel 2015 durante la crisi siriana. La direttiva (2001/55/EC) – approvata in risposta all’arrivo di migranti durante le guerre in Jugoslavia e Kosovo degli anni ’90 – prevede la garanzia di protezione temporanea: per tutti i cittadini ucraini che richiedono asilo negli stati Ue verrebbe quindi emesso un permesso di soggiorno della durata di un anno, estendibile a due. Uniche eccezioni previste dalla direttiva, per cui uno stato può rigettare la richiesta, riguardano le persone che hanno commesso crimini di guerra, crimini contro l’umanità e altri tipi di reati gravi.

Mentre l’invasione russa in Ucraina si evolve ora per ora, le Nazioni unite hanno stimato che giovedì 24 febbraio oltre 100mila rifugiati abbiano lasciato le proprie case. Un numero che potrebbe crescere fino a 7 milioni nelle prossime settimane. A reggere l’impatto del flusso di migranti dovranno essere, almeno all’inizio, gli stati confinanti: Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Moldavia. Alcuni di questi paesi più e più volte si sono rifiutati di accogliere rifugiati. Adesso, invece, la questione è diversa.

“Si punta alla frontiera più vicina”

Andrei Ciurcanu è un giornalista investigativo rumeno. Da anni collabora con l’organizzazione non-profit Rise project e con l’Organized crime and corruption reporting project. Ha grande esperienza sul campo anche in Ucraina: “Le fonti locali riferiscono che migliaia di persone stanno formando code di chilometri per attraversare i punti di controllo e arrivare nei paesi vicini. Intere famiglie hanno lasciato le proprie case e scappano dall’occupazione russa con una sola valigia. Alcuni con le loro macchine, dopo aver aspettato per ore in fila per comprare benzina. Altri sono a piedi”. 

Tutti i paesi confinanti verranno chiamati in causa: “Chi fugge sta puntando a qualunque frontiera sia la più vicina. In Polonia i punti di controllo sono affollati, come in Ungheria”.

“Sono come noi: condividiamo mentalità, religione, cultura”

A Krosno, in Polonia, a 85 chilometri dal confine ucraino, non sono ancora arrivati profughi, ma i quasi 50mila abitanti della città si stanno preparando. “Ci sono circa un centinaio di posti negli ostelli e se necessario apriremo anche le scuole” spiega Daniel Bieszczad, incaricato alle relazioni estere del piccolo comune della Precarpazia. “Non ci spaventa, in Polonia vivono già un milione e mezzo di ucraini: condividiamo mentalità, religione, cultura. Parliamo quasi la stessa lingua. Fino alla prima guerra mondiale eravamo un solo paese”. All’inizio di febbraio il vice ministro degli Interni Maciej Wąsik aveva affermato a Polskie Radio 24 che la Polonia sarebbe stata pronta ad accettarne un altro milione se necessario: le persone in fuga dall’Ucraina sarebbero “veri rifugiati”, ha aggiunto.

Il 24 febbraio, giorno dell’invasione, il governo polacco ha annunciato che stava preparando centri di accoglienza e ospedali per occuparsi dell’arrivo delle persone in fuga. I centri sono 8, vicino a punti di attraversamento sui 500 km di confine con l’Ucraina. Le città di confine che per ora sono state più interessate sono Medyka, a 80 chilometri da Lviv (nota anche come Leopoli, nell’Ucraina occidentale), e Przemysl, a circa 2 ore di treno sempre da Lviv. 

Il ministro della Salute polacco Adam Niedzielski ha dichiarato che si mobiliteranno per assistere e trasportare i bisognosi in 120 ospedali polacchi: “Pensiamo che potremmo accettare diverse migliaia di pazienti feriti in azioni militari”.

Rifugiati, non più “invasori”: Orbán apre la frontiera ungherese

“Lo sapevi che l’ungherese medio vede più ufo che rifugiati nella sua vita?”. Nel 2016, per le strade di Budapest venivano affissi dei poster satirici contrari alla politica “zero rifugiati” del governo ungherese. Da oggi, la situazione cambierà decisamente.

Infatti, persino Viktor Orbán, storico alleato di Putin, ha condannato l’invasione russa e annunciato che il paese è pronto ad accogliere immediatamente rifugiati dall'Ucraina. Lo stesso Orbán che nel 2018 aveva affermato che l’Europa era “invasa” a causa dell’alto numero di migranti africani. I primi ucraini a cercare asilo sono passati per Záhony e Beregsurány, dove circa 500 persone giovedì 24 febbraio hanno attraversato il confine a piedi, molti con bambini piccoli.

Ci sono anche lunghe code di macchine, molte targhe sono della Transcarpazia, la regione ucraina dove vive una maggioranza etnica ungherese. Molti rifugiati hanno attraversato dalla cittadina di Tiszabecs. Diverse persone sono divise in gruppetti di due o tre, dicono che vogliono raggiungere i parenti in Ungheria. Molti sono giovani uomini, che rischiano la denuncia per diserzione secondo la legge marziale ucraina.

Il ministro degli esteri Péter Szijjarto ha scritto che si è confrontato con i suoi omologhi di India e Iran, preoccupati per i propri cittadini: il corridoio umanitario ungherese sarà aperto per chiunque si trovi in Ucraina e il governo aiuterà tutti a tornare a casa.

Romania, Moldavia, Slovacchia: frontiere aperte in attesa dell’impatto

Andrei Ciurcanu racconta anche la situazione in Romania: “Ci sono lunghe code, le persone arrivano dalla città di Cernauti, a circa 40 chilometri dal confine, o da più lontano. In migliaia aspettano al punto di confine di Siret, uno dei più grandi nel nord della Romania. Centinaia passano da Sighet, anche questo al nord. Alcuni hanno deciso di restare nel paese, altri vogliono arrivare in Romania e poi raggiungere parenti che hanno in Germania, Polonia, Repubblica Ceca. Sui social gli abitanti romeni, imprenditori locali e organizzazioni stanno già lavorando per trovare modi di aiutare i rifugiati dall'Ucraina con trasporti, accoglienza e cibo”.

Il presidente rumeno Klaus Iohannis ha chiarito che il paese metterà a disposizione le sue risorse per dare assistenza umanitaria. Il ministero dell’Interno questa mattina ha comunicato le cifre: in 24 ore, dall'inizio del conflitto il 24 febbraio, 10.624 ucraini si sono presentati all’ingresso del paese. Di questi, oltre 3mila hanno già lasciato la Romania e soltanto 11 hanno fatto richiesta di asilo. Il Consiglio supremo di sicurezza nazionale rumeno si riunirà martedì 1 marzo e discuterà di come gestire i flussi di rifugiati.

Anche uno dei paesi più poveri in Europa, la Moldavia, confina con l’Ucraina: “Dei colleghi moldavi mi hanno detto che anche lì cittadini ucraini stanno arrivando e ricevendo aiuto - continua Andrei Ciurcanu, il giornalista investigativo rumeno -  I confini moldavi probabilmente diventeranno sempre più affollati perchè sono vicini al fronte meridionale e orientale, dove l’esercito russo è attivo”. Già il 24 febbraio, secondo la presidente Maia Sandu, erano 4mila le persone ucraine passate al confine. Il giorno successivo, il numero è salito a 16mila. La frontiera, ha affermato Sandu, resterà aperta per permettere il transito e l’accoglienza. I punti d’ingresso, stando al governo moldavo, sarebbero principalmente Palanca e Ocnița.

Infine, c’è la Slovacchia. Qui, il punto di transito principale è la città di Uzhhorod. Il giornale locale The Slovak spectator ha riportato che, se i rifugiati dall’Ucraina saranno meno di 500 al giorno, il paese potrebbe limitarsi a installare degli hotspot sul confine, per accomodare fino a 3800 persone. In caso di numeri più alti, invece, si dovrebbero utilizzare hotel e ostelli nella parte orientale del paese, dove si potrebbero ospitare fino a 30mila persone. Sotto l’attuale giurisdizione, ha reso noto il ministro degli Interni Roman Mikulec, i cittadini ucraini possono entrare se hanno documenti validi e restare un massimo di 90 giorni. In casi singoli, però, saranno accettate anche persone sprovviste di un passaporto valido. Saranno 1500 i soldati impiegati nel controllo degli ingressi. La polizia slovacca ha diramato un comunicato, questa mattina, sostenendo che non ci siano particolari code o tempi di attesa prolungati al momento. Nel video, una madre con bambino viene accolta al valico di frontiera di Ubľa.

La prova più importante per l’Europa

Ciurcanu non è ottimista sul futuro del conflitto: “Se l’Europa vuole prevalere, allora i paesi europei devono imparare dal passato. Devono capire che di fronte una minaccia nucleare – perché la minaccia non è solo una nuova guerra fredda, ma un vero attacco nucleare – non serviranno a nulla i confini disegnati su una mappa, i muri di cemento o le piccole dispute politiche. Non terranno al sicuro le nazioni, né le armi alla larga”. Non bisogna dimenticare, continua, “il discorso di Vladimir Putin la mattina dell’attacco all’Ucraina, l’assedio di Chernobyl e la messa in mostra delle testate nucleari di pochi giorni fa, quando Putin è stato appoggiato dal suo omologo bielorusso Alexander Lukashenko”.

Per quanto riguarda le persone rifugiate, queste rappresenteranno l’altra faccia di una sfida storica per il continente europeo: “L’Europa deve essere preparata a ricevere centinaia di migliaia di rifugiati. Spero che i paesi confinanti con l’Ucraina, nel mobilitarsi per l’accoglienza, saranno più decisi di quanto lo siano state le potenze europee nell’imporre sanzioni alla Russia per il suo attacco barbarico a uno stato indipendente”.

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