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La storia di Scribit, il robot che rivoluziona i muri

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Scrivere sui muri senza lasciare segni, trasformare una parete in una galleria d’arte. Questo è l’obiettivo di Scribit, un robot d’origine torinese, che ha stregato il mercato americano. Il progetto originale nasce a Torino da Carlo Ratti, architetto ed ingegnere, che dirige il MIT di Boston, un gruppo di ricerca che esplora come le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui noi intendiamo le città. Scribit è stato presentato durante la kermesse fotografica dell’Urban Lab “Vista dall’alto”, “in una mostra che esplora modi di osservazione del territorio non convenzionali, partecipiamo con un robot disegnatore” come racconta l’ingegnere. Ratti, dopo aver studiato al Politecnico di Torino, ha proseguito le sue ricerche a Parigi e conseguito il dottorato a Cambridge in architettura. Si è poi trasferito in America, senza dimenticare le sue origini.

Nascita del progetto

Il primo progetto viene mostrato da Carlo Ratti nel 2013, come prototipo di un “vertical plotter senza necessità di una lavagna”. Nel 2017, l’ingegnere mette insieme un team di due persone, provenienti da esperienze negli stati Uniti, ma laureati al Politecnico di Torino: Andrea Bulgarelli, specializzato nella costruzione del prototipo, e Andrea Baldereschi, che si occupa del marketing. Scribit è un accessorio che sfrutta due sottili cavi per muoversi verso l’alto e il basso e uno speciale inchiostro termosensibile per scrivere, cancellare e riscrivere all’infinito testi e disegni da incidere su muri e vetrate. Ciò che impressiona è come l’arte e la tecnologia riescono a cambiare le mura domestiche, passando magari da un’opera di Kandinskij ad una di Picasso. Il progetto è stato presentato su due siti di crowfunding, legato alla raccolta di fondi tramite la vendita del robot in futuro ad un prezzo molto più accessibile. «Il successo avuto tra KickStarter ed Indiegogo è stato rimarchevole: sono stati raccolti quasi 2 milioni e mezzo di dollari» ha riferito orgoglioso Baldereschi. Scribit, nel suo utilizzo originale, era destinato ad imprese che volessero cambiare il tema delle loro pareti frequentemente, senza doverle continuamente riverniciare. La multifunzione ed il prezzo accessibile, legato al rapporto tra l’uomo e lo spazio all’interno della propria casa, è la ricerca del team della Carlo Ratti Associati. «Penso che Scribit possa mutare il nostro modo di vivere alcuni tipi di informazione e dati, restituendo loro una dimensione analogica». Il team, dapprima composto da 3 persone, adesso ne conta 15: «Un team internazionale, che mantiene un fortissimo legame con Torino, con ingegneri provenienti dal Politecnico» ha raccontato Baldereschi, torinese di nascita.

Scribit per studenti

«Siamo curiosi di vedere fino a che livello i nostri utenti si spingeranno per trasformare muri e vetrate. Normalmente dominati da grafiche statiche o schermi, adesso possono giocare con la propria    creatività» secondo Ratti. Scribit non è solo destinato a privati e business, ma potrebbe anche avere un valore scolastico: «Assolutamente si. Abbiamo già intrapreso contatti con università alle quali cercheremo di mandare i primi prototipi della produzione. Vediamo un grande valore nell’utilizzo di Scribit in ambito educativo».

Guinness dei  primati

Il piccolo robot è uno dei risultati di una ricerca avviata da diversi anni da CRA sulle macchine per la scrittura che comprende la scritta sulla facciata del Future Food District all’Expo 2015, entrata nel Guinness dei primati come la stampa da plotter più grande del mondo, e la più recente UFO-Urban Flying Opera, il progetto promosso dalla Compagnia di San Paolo che impiega una flotta di droni per riprodurre un’immagine sviluppata in maniera collettiva via web.

Articolo tratto dal magazine n°4. Per leggerlo tutto,qui.

VINCENZO NASTO