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Biotecnologie e OGM: gli spauracchi della poca informazione

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«La prima gaffe che ho fatto è che ho la giacca di pelle ma non l’ho macellata io, giuro». Patrizio Roversi, conduttore di Linea Verde – Rai1, apre con ironia uno dei panel del Festival del Giornalismo Alimentare: Biotecnologie in agricoltura, nuovi scenari per l’informazione. Sala piena, nessun brusio: ricerca, sperimentazione sulla genetica in campo alimentare e problemi informativi mantengono alta l’attenzione.

 Il consumatore critico deve essere un lettore attento. E se l’informazione sulle biotecnologie non viene fatta in maniera accurata, senza troppi tecnicismi e con poca precisione, il risultato è approssimativo e distorcente. Biotecnologia, ad esempio, non è solo organismo geneticamente modificato. E Ogm può non significare soltanto salmone dentro a un pomodoro, come ricorda Roversi.

«Una notizia è giusta e funziona quando è esatta e dura nel tempo», evidenzia Antonio Cianciullo di Blog EcoLogica – La Repubblica. Parlare coscientemente di biotecnologie verdi, vuol dire sapere che si tratta di tecniche improntate alla ricerca, al miglioramento progressivo, all’autoanalisi. «Noi vogliamo informare prima voi giornalisti, per trasferire informazioni corrette al pubblico», tiene a precisare Maria Lodovica Gullino, Direttore Agroinnova – Università di Torino.

Un’informazione poco scrupolosa, ad esempio, accrebbe la convinzione che dietro la sperimentazione biotecnologica vi fossero unicamente multinazionali interessate ad ampliare i profitti. «L’85% delle piante che vengono prodotte ora sono Ogm resistenti agli erbicidi”, ha spiegato Manuela Giovannetti, Direttrice Centro nutraceutica e alimentazione per la salute – Università di Pisa. «Il New York Times riportò alcuni dati della società americana di geologia che sottolineavano un aumento nella vendita di pesticidi da parte delle grandi aziende pari al 21%. Il giornalista fece semplicemente 2+2» conclude Giovannetti.

Errori di valutazione, tentativi sbagliati, intuizioni poco concrete non devono inibire la buona informazione e bloccare la ricerca. «Stanno sperimentando piante che contengono vaccini – puntualizza Gullino – questo è davvero il futuro, queste sono le notizie che dovreste diffondere. La ricerca deve aiutarci a trovare soluzioni utili, la buona informazione a renderlo noto».

E con alcuni piattini di nouvelle cousine, quella roba buonissima ma poca, scherza Roversi, si conclude l’antipasto di un tema importante ma vasto, iin cui dobbiamo entrare per forza.

MARTINA MEOLI