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Thomas, il piccolo blogger torinese che racconta l’autismo

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Mi chiamo Thomas ho 9 anni. Mi piacciono i giochi di sparatorie, anche Fortnite. Vivo in un paesino in provincia di Torino e ho una sorella di 4 anni e frequento la 4°b. Ah dimenticavo…SONO AUTISTICO.

La storia di Thomas comincia così, dal racconto della sua vita di bambino di nove anni consapevole di essere all’interno dello spettro autistico. E dalla scelta di affidare alla scrittura online i “momenti” della sua giornata. Un’attività nata per caso come dice Giusy, mamma di Thomas e di Rebecca, 4 anni, anche lei nello spettro autistico: “Dopo le feste di Natale, Thomas è stato per 10 giorni in sovraccarico, con problemi alla vista e nessuna voglia di fare cose: il cambio di abitudini lo aveva scombussolato”. Da lì, l’idea di cercare nella scrittura un mezzo creativo e poco impegnativo per riversare la tensione degli eventi di un’intera giornata oppure un istante particolarmente intenso. “Mamma mi ha suggerito di cominciare a scrivere quello che succedeva durante le mie giornate”. Thomas ricorda così l’inizio della sua avventura: “Scrivevo sul computerino, il vecchio computer di papà, ma anche mia sorella voleva usarlo: dopo un piccolo litigio, alla fine gliel’ho lasciato e io ho preso quello più grande”.

L’importanza di condividere esperienze

Un progetto iniziato un po’ per gioco e un po’ per necessità che oggi, in poco tempo, è cresciuto fino a diventare fonte d’ispirazione per molte persone. “Abbiamo iniziato a pubblicizzare il blog sui gruppi social dedicati all’autismo, un punto di ritrovo fondamentale per condividere le proprie esperienze”, racconta Giusy, sottolineando come, nel giro di pochi giorni, il fenomeno sia letteralmente “esploso” fino ad arrivare al Comune, le scuole e le associazioni di San Mauro Torinese, dove risiedono, ma anche ad altri istituti fuori dal Piemonte e perfino all’estero. L’eco mediatica si trasforma così in uno stimolo per tanti genitori che contattano Thomas e la sua famiglia ringraziandolo di ciò che scrive, chiedendogli di giocare online con i propri figli avendo però l’accortezza di non accennare all’autismo: “Grazie a lui, molti sono riusciti a cogliere atteggiamenti dei propri figli che non associavano all’autismo, mentre altri hanno invece trovato la forza di smetterla di vergognarsi e rivolgersi agli specialisti giusti”.

Giusy ha trasformato anche il suo profilo privato su TikTok in un canale comunicativo dedicato all’esperienza del figlio riscontrando una viralità inaspettata, complice anche un misunderstanding che ricorda così: “Abbiamo avuto un piccolo litigio con una signora che sosteneva che l’autismo di Thomas fosse una malattia ma è stato lui stesso a rispondere attraverso il cellulare: non sono malato“. Una risposta breve e concisa che ha registrato quasi 60mila visualizzazioni, spingendo la signora al centro della querelle a scusarsi perché, per sua stessa ammissione, “non era abbastanza informata”.

Sensibilizzare i cittadini di domani

Nella storia di Thomas e della sua famiglia, Internet e i social network rappresentano, quindi, uno strumento per rivolgersi a un numero sempre più ampio di persone per infondere consapevolezza e stimoli positivi: “Il nostro obiettivo è semplicemente aiutare gli altri per non farli sentire soli come eravamo noi all’inizio, quando per tutti nostro figlio era viziato, timido e monello”, ricorda Giusy. Thomas ha compiuto passi importanti anche oltre la rete: dopo un primo tentativo fatto l’anno scorso, recentemente Thomas ha tenuto una piccola “lezione” ai suoi compagni di classe presentando il suo blog e spiegando la sua condizione di bambino autistico. “Quello che ci interessa – spiega sua madre – è riuscire ad arrivare alle piccole realtà , dov’è possibile aiutare in maniera concreta diffondendo la giusta consapevolezza. I piccoli di oggi saranno i grandi di domani, parlare alla classe è fondamentale perché significa avere ventidue bambini che non chiameranno più handicappato un bimbo autistico e che avranno raccontato quanto imparato alla loro famiglia”.

Diffondere consapevolezza oltre l’autismo

Quella di Thomas è una storia che incrocia il bisogno di consapevolezza sull’autismo all’urgenza di imparare a comunicare in maniera esatta a partire dal linguaggio: “C’è una sottile ma sostanziale differenza fra dire bambino autistico e bambino affetto da autismo“. Come spiega Giusy, suo figlio sa bene che in determinate circostanze (dal cinema al ristorante) deve “controllarsi”, ma a una prima fase di controllo segue inevitabilmente un’implosione che dev’essere scaricata, e “chi lo vive dall’esterno ha bisogno di conoscere questi atteggiamenti”.

Ecco allora che la scelta di scrivere sul blog rappresenta il primo passo per diffondere una consapevolezza sulla condizione di Thomas e di tutti coloro che la condividono, reso ancora più efficace dal fatto che sia tutto frutto esclusivo della penna digitale di un bambino di nove anni, con mamma Giusy a fornire appena quel minimo supporto tecnico necessario: “Io carico le immagini sul sito. Poi è Thomas a decidere cosa scrivere. Mi limito a fornirgli un’indicazione di massima, ma la scelta finale, su cosa scrivere e come farlo, dipende sempre e solo da lui e dalla voglia che ha di farlo”.

Articolo pubblicato in adesione alla Giornata nazionale dell’informazione costruttiva 2024 #GNIC2024