La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Zerocalcare: “Siamo una generazione tradita. A Torino mi sento a casa”

condividi

Raccontare un’intera generazione attraverso una matita. È il più grande merito che si possa riconoscere al fumettista Michele Rech, meglio conosciuto come Zerocalcare. “Non so perché pensiate che io sia un luminare, ma io non so un ca**o”, ha detto agli studenti nella tappa del tour che, nel pomeriggio di ieri, lo ha condotto a Torino per presentare il suo nuovo lavoro “Niente di Nuovo sul Fronte di Rebibbia” e la serie Netflix “Strappare lungo i bordi”.

Lo ha fatto dall’aula Breakout del Campus Einaudi attraverso un dibattito con le centinaia di ragazzi accorsi per ascoltarlo e per fargli domande. Perché Zerocalcare utilizza un linguaggio che annienta le distanze e ricorre ad immagini che si pensavano private e che, invece, si scoprono universali. Immagini di una generazione che frequentava le aule universitarie 15 anni fa, ma che appartengono anche a chi le occupa oggi con paure e incertezze che a tratti incrociano quelle raccontate dal fumettista e a tratti no. In serata, entrambe le generazioni si sono incontrate per la proiezione dell’intera serie nella sede del centro sociale Askatasuna: “Il mio rapporto con Torino – ha detto il fumettista  – probabilmente nasce proprio con Askatasuna. Qui mi sento a casa”.

Zerocalcare: “Ottenere ciò che si vuole non è una fortuna, è un diritto”

È lo stesso Michele a distinguere i suoi vent’anni da quelli del 2021. Lo fa quando parla di lavoro e di occupazione giovanile: “Ci sono miei coetanei, che magari hanno studiato e hanno molti più strumenti dei miei, che non trovano contratti superiori a sei mesi – ha spiegato – E questa è una cosa da cui la mia generazione non si è ancora ripresa: viviamo un senso di tradimento di qualcosa che ci è stato promesso”.

Un tradimento partito dalla crisi finanziaria del 2008 che ha visto morire le speranze dei ventenni di allora e nascere i ventenni di oggi. Da quel momento, secondo Zerocalcare, è cambiata la visione delle cose considerando una “fortuna” quello che, invece, dovrebbe essere un “diritto”: il lavoro. “Chi è nato già nella retorica della crisi – ha detto – non sente questo senso di tradimento. Da un lato è meglio, perché sei più attrezzato per affrontarla, ma dall’altro è peggio perché non cerchi di cambiarla e pensi che, siccome ci sei nato, andrà così: nella vita dovrai un po’ baccagliare per trovare il tuo posto e quando ci riuscirai sarà una fortuna e non un diritto”. Zerocalcare non è l’uomo delle risposte e non vuole esserlo, ma è comunque capace di fornirle: “È la continuità di reddito a garantire a una persona di fare quello che vuole. Altrimenti, per forza di cose, si finisce per fare non quello che vuoi ma quello che serve per pagare l’affitto”.

La salute mentale, protagonista di “Strappare lungo i bordi”

La serie lanciata su Netflix dal fumettista romano racconta tutto questo, ma non solo. Dal senso di inquietudine, celato dietro gli occhi di chi racconta con critica ironia, emerge anche il tema della salute mentale. “Ho cercato di fare un passo indietro rispetto al tema, perché – ha spiegato Zerocalcare – se c’è una cosa che mi fa orrore è chi prova a dare ad alcuni episodi sulla salute mentale una lettura univoca e sicura, sulla base dell’ideologia. E quindi di ascriverla solo a motivazioni politiche ed esterne o, viceversa, chi cerca di negare qualsiasi fattore esterno e la ascrive solo alla debolezza dell’individuo o del carattere”.

Probabilmente chi ha visto la serie ne avrà apprezzato il passo indietro, anche se Michele Rech non ha ancora “una risposta su come quella cosa andava trattata o risolta”. Ma qualche considerazione non esita a condividerla con il suo pubblico: “C’è tanta ignoranza, non solo di quello che c’è intorno a quella persona, ma anche dei campanelli d’allarme. E poi c’è un tema di abbandono da parte delle istituzioni non solo verso chi sta così, ma anche rispetto alle loro famiglie. È una cosa che riguarda tutta la società – ha concluso Zerocalcare – perché il nostro è un mondo particolarmente funestato da queste situazioni”.

Articoli Correlati