“Per sconfiggere Putin serve creatività, bisogna smetterla di essere noiosi”. È trascorsa una settimana dal discorso di Yulia Navalnaya, moglie del dissidente russo Alexei Navalny, pronunciato al Parlamento europeo di Strasburgo. Nel giro di sette giorni, l’accoratezza con la quale sono state applaudite le parole di Navalnaya e la commozione che ha accompagnato il feretro del marito durante i funerali celebrati lo scorso 1° marzo devono però necessariamente sgomberare il campo in favore di analisi disincantate sul futuro della Federazione russa. Un futuro che, inevitabilmente, si accompagna agli sviluppi che a breve e medio termine interesseranno anche l’Europa nella sua dimensione continentale, istituzionale e geopolitica, a partire dalle relazioni con gli Stati Uniti.
Navalnaya: “Putin non è un politico ma un criminale”
Mercoledì 28 febbraio i banchi e i palchi dell’Emiciclo di Strasburgo erano gremiti di eurodeputati, giornalisti e visitatori, in trepidante attesa dell’ingresso di Yulia Navalnaya. La presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, la introduce ricordando “l’esempio di speranza per tanti, dentro e fuori i confini della Federazione russa” rappresentato da Alexei Navalny, deceduto in circostanze ancora poco chiare lo scorso 16 febbraio nel carcere nel quale era rinchiuso dal 2021, anno in cui fu insignito del Premio Sacharov per la libertà di pensiero proprio dal Parlamento europeo. In poco più di dieci minuti, Yulia Navalnaya prova a delineare la situazione in cui versa la Russia di Vladimir Putin e, di riflesso, l’Europa, partendo dal conflitto in corso da oltre due anni in Ucraina. “Si è utilizzato ogni mezzo: armi, denaro, sanzioni ma niente ha funzionato”. Poi, rivolgendosi direttamente agli eurodeputati, aggiunge: “Non avete a che fare con un politico: Putin è il leader di un’organizzazione criminale i cui nodi centrali sono le persone vicine a lui, i suoi amici, collaboratori e custodi del denaro della mafia. Voi, e tutti noi, dobbiamo combattere questa banda criminale”.
Secondo la vedova di Navalny, il nodo della questione risiede nella capacità di individuare soluzioni creative e nel coraggio di assumere decisioni nuove: “Niente note diplomatiche, ma indagini sulle macchinazioni finanziarie. Non dichiarazioni di apprensione, ma ricercare i mafiosi nei vostri Paesi, gli avvocati e i finanzieri che aiutano Putin e i suoi amici a nascondere i soldi”. Dal centro dell’Emiciclo, Navalnaya sottolinea anche l’enorme quantità di cittadini russi contrari alle politiche di Mosca: “Ci sono decine di milioni di russi che sono contro Putin, contro la guerra e contro il male che porta”. Infine l’appello, quanto mai accorato, alla giustizia: “Putin deve rispondere di ciò che ha fatto al mio Paese, all’Ucraina e ad Alexei. Mio marito non vedrà mai la meravigliosa Russia del futuro ma noi sì, e farò di tutto per realizzare il suo sogno”.
Europa, futuro incerto tra diritti, difesa e democrazia
È un orizzonte decisamente “in 3D” quello dell’Unione europea nel prossimo futuro: tre dimensioni – tutela dei diritti, difesa comune e sviluppo delle istituzioni democratiche – si intersecano l’una con l’altra rappresentando al contempo i punti d’enfasi su cui porre immediatamente l’attenzione nonché le sfide strategiche in vista del voto del prossimo 8 e 9 giugno, quando i Ventisette paesi Ue saranno chiamati a esprimersi per il rinnovo dei seggi al Parlamento europeo. A ottobre sarà poi la volta di Consiglio e Commissione, con Charles Michel che ha ritirato la propria candidatura all’Eurocamera mentre Ursula von der Leyen punta al bis con un programma basato in gran parte sull’incremento delle spese militari. Martedì 5 marzo la notizia del nuovo piano di investimenti europeo da 1,5 miliardi di euro fino al 2027, presentato a Bruxelles: sulla base dell’esperienza maturata durante la pandemia, con la creazione di debito comune per finanziare il Next Generation Eu, il piano prevede un acquisto congiunto di armi (per almeno il 40%) entro il 2030 e “Sosterrà i Paesi membri non solo a spendere di più, ma anche meglio, insieme ed in modo europeo”, ha twittato von der Leyen.
La scelta di ospitare Yulia Navalnaya e la presentazione del nuovo piano di difesa si innestano, a ben guardare, nell’alveo delle decisioni più urgenti di cui l’Unione europea è chiamata a farsi carico: se, come sostiene l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, “L’Europa è ancora in pericolo ed è per questo che dobbiamo rafforzare la nostra capacità di produzione, passando da una modalità di emergenza a un visione di medio e lungo periodo per sostenere l’Ucraina”, la scelta di invitare a Strasburgo la vedova di Navalny suona come una chiara dichiarazione d’intenti rivolta alla Russia. Ma se fino ad oggi la “guerra” – d’obbligo qui le virgolette – è stata combattuta per mezzo di sanzioni economiche contro Mosca e forniture militare e umanitarie a Kiev, un domani non troppo distante potrebbe sovvertire le dinamiche.
Una “potenza di pace” contro il disimpegno Usa
Sullo sfondo non possono che esserci le elezioni americane del prossimo 5 novembre, con Donald Trump che sembra essere il più accreditato nella corsa alla Casa Bianca: un ritorno del tycoon a Washington potrebbe dare il via al disimpegno statunitense dall’Ucraina, lasciando così all’Europa la gestione di un conflitto che, a questo punto, potrebbe certamente richiedere un plus difensivo da parte dell’Ue. Bruxelles è chiamata dunque a compiere scelte decisive per il futuro dei suoi cittadini e delle sue stesse istituzioni, tenendo ferma da un lato la sua propensione a tutela dei diritti umani su scala globale e investendo dall’altro per incrementare la sicurezza del Vecchio continente.
Posizioni inconciliabili? Non del tutto, almeno secondo quanto dichiarato dalla giornalista e attivista bielorussa Olga Karatch, recentemente insignita del premio Langer per il suo impegno civile: “L’Unione europea è nata come potenza della pace e mi auguro che i futuri rappresentanti delle istituzioni abbiano il coraggio di guardare oltre, a una convivenza che vada al di là agli interessi militari”. Parole di speranza in vista di una nuova Russia, di una nuova Europa e di un nuovo ordine internazionale che verranno a costituirsi nel corso di questo 2024, iniziato da poche settimane ma già in grado di rappresentare uno spartiacque decisivo in vista dei prossimi anni su scala globale.