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Young together: quando convivere significa accogliere

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L’accoglienza e l’integrazione possono passare attraverso la convivenza con persone coetanee. Questa l’idea alla base di Young together, un progetto dell’associazione ONLUS Refugees Welcome e del Consiglio italiano per i rifugiati (CIR) che ha l’obiettivo di promuovere il co-housing fra giovani europei e rifugiati in diverse città italiane, tra cui Torino.

L’associazione Refugees Welcome, nata in Germania nel 2015 e attiva a Torino dal 2016, si occupa già da due anni di accoglienza dei giovani rifugiati nelle case italiane. Se però prima ad accogliere erano principalmente coppie adulte, magari con figli già grandi, che potevano dunque permettersi  di mantenere a loro spese questi ragazzi, con il nuovo progetto Young together si vuole dare questa possibilità anche ai giovani fino ai 35 anni. Il progetto infatti è finanziato dall’otto per mille Irpef a diretta gestione statale per l’anno 2016; in questo modo chi decide di accogliere un rifugiato può ricevere un rimborso mensile per sostenere la coabitazione. “Ci sono tante persone giovani che vorrebbero ospitare a casa loro questi rifugiati, ma non possono perché studiano o hanno un lavoro precario. Con un piccolo aiuto economico magari sono maggiormente spinti a farlo” ha spiegato Silvia Salvagno, una delle volontarie di Refugees Welcome e ideatrice del progetto Young Together. 

I ragazzi che vengono accolti sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno e si trovano sul suolo italiano già da tempo, dunque hanno una minima conoscenza dell’italiano. Il progetto di Refugees Welcome si inserisce in quel limbo in cui i ragazzi che arrivano in Italia diventano maggiorenni, oppure ricevono il permesso di soggiorno e vengono quindi allontanati dalle strutture per l’accoglienza. Un momento di difficoltà e confusione per loro, perché spesso non hanno un lavoro, né un progetto di vita. “È qui che interviene l’iniziativa Young together, che si propone di offrire una seconda o una terza accoglienza, di creare una rete sociale in questi ragazzi, attraverso la condivisione di amicizie e passatempi con i loro coinquilini italiani” ha affermato la volontaria. 

L’iniziativa, che è stata proposta a Torino pochi giorni fa, sta già vedendo un primo successo a Roma, dove sono in fase di organizzazione due convivenze. Ma come funziona concretamente? Il primo passo per entrare a far parte di questo progetto è iscriversi al sito dell’associazione Refugees Welcome, dove coloro che hanno intenzione di ospitare possono registrare la propria casa e gli ipotetici ospiti devono compilare una scheda con alcune informazioni personali. A quel punto si viene contattati dai volontari di Refugees Welcome che propongono una collaborazione solo dopo aver conosciuto in modo approfondito le due parti. “Il nostro ruolo è quello di mediatori – ha spiegato Silvia Salvagno – Cerchiamo di risolvere i conflitti che si creano normalmente in una situazione di convivenza. Monitoriamo la coabitazione per tutta la sua durata, che può andare dai sei mesi ai dodici mesi”.

Una convivenza tra coetanei dunque, che va a costituire un passo in più rispetto a quella già sperimentata con successo all’interno di famiglie. Silvia Salvagno ci tiene a ribadire l’importanza di un’esperienza di questo genere, che aumenta l’autostima dei ragazzi rifugiati, e promuove lo scambio e la condivisione di più culture. La convivenza non muta del tutto le vite dei ragazzi, ma dona loro alcuni strumenti per farlo. “Non abbiamo la pretesa di rivoluzionare la loro vita, ma di cambiarla in meglio, quello sì”.  

NADIA BOFFA

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