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Shaza di 25 anni e Mahmood di 9 anni vengono dalla Syria, così come Ayman e Hajar el Shikh. E poi c’è Ansoumana Kassama, che dal Gambia è arrivato in Italia. Sono solo alcuni dei protagonisti dell’ormai famoso (e bellissimo) scatto di Massimo Sestini, che immortala l’odissea di 227 migranti, su un barcone in mezzo al Mediterraneo, salvati il 7 giugno del 2014 dalla Marina italiana al largo delle coste della Libia, nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”. Una istantanea che ha fatto vincere a Sestini il secondo premio nella sezione General News all’edizione 2015 del World Press Photo, il più prestigioso riconoscimento nel settore del fotogiornalismo.

Già nel 2016 il fotografo aveva partecipato al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, in dialogo con Marianna Aprile (Oggi) per parlare di fotogiornalismo alla ricerca di un nuovo punto di osservazione delle notizie. L’aveva fatto con un  video, in cui venivano raccontati volti, nomi e storie dell’immigrazione in atto, integrato con le musiche di Giovanni Luisi e la voce narrante di Erri De Luca. Nel 2014, dei 60 milioni di migranti profughi nel Mondo,  solo l’1% si muoveva verso il continente europeo. “Le politiche di sicurezza attuate dagli Stati – come raccontato nel video – inducono a credere che le migrazioni siano un problema e una minaccia, mentre costituiscono un fatto naturale , complesso, ma che lungi dall’essere una calamità storica per i paesi di residenza, costiruisce un contributo economico, sociale e culturale di valore inestimabile”.

Mercoledì 3 aprile, Sestini a Perugia è tornato, questa volta incontrando Marco Cattaneo (direttore de Le Scienze) in compagnia di Fabrizio Gatti (giornalista de L’Espresso e collaboratore di National Geographic) e Andrea Bosello (Fox Networks Group Italia) per raccontare la genesi di questa istantanea.

“Ho sempre amato fare scatti di gruppo – confessa -. Il mio intento era immortalare la spontaneità di occhi che si levano al cielo sorridendo all’elicottero sopra di loro”. Ingaggiare la foto perfetta implica la tempestività di cogliere la sincerità di un momento. Questa, in particolare, “è un’immagine, diventata icona, che racconta un dramma senza ricorrere alla drammaticità – continua Sestini -. Questi sguardi di speranza ci insegnano a guardare oltre e così ad osservare un problema, come quello dell’immigrazione, con maggiore profondità”.

Grazie alla collaborazione con National Geographic Italia  e l’Espresso, da questa foto nasce un documento che vuole raccontare il dramma dell’immigrazione in maniera diversa. “Non volevo vedere la violenza, la morte, la tristezza, la disperazione: volevo cogliere la speranza”. A questo scatto è seguita una ricerca in tutta Europa, grazie anche ai social network, dei protagonisti ritratti. Il progetto ha il patrocinio dell’ Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Il documentario sarà in onda su National Geographic (Sky, canale 403) il 20 giugno 2019, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. La cover story, prevista nel numero di giugno della rivista mensile National Geographic, è firmata da Fabrizio Gatti e vedrà anche i ritratti realizzati da Sestini ai migranti ritrovati grazie all’appello.

La storia avrà anche una declinazione digital sulle diverse properties web e social di National Geographic.

 

 

RICCARDO LIGUORI