Quello che è spiaciuto di più a Walter Siti della polemica velenosa che ha avvolto “Bruciare tutto“, il suo ultimo romanzo, è che del volume si sia parlato davvero poco, almeno dal punto di vista dello stile. I temi della pedofilia compiuta da parte di un sacerdote e del suicidio infantile hanno occupato pagine e pagine di quotidiani e riviste, nonostante l’episodio “incriminato” arrivi solo a pagina 170.
“Un libro va considerato dal punto di vista dello stile, che rimane il centro di un romanzo. Il fatto che il contenuto sia stato considerato più dello stile mi è dispiaciuto. Il contenuto in un certo modo dipende dallo stile: se questo non è buono il testo ne perde” ha detto Siti durante la presentazione tenuta con il premio Strega Francesco Piccolo.
Ci sono due modi di parlare del volume. Secondo Piccolo “il libro è terribile non solo per la pedofilia, ma soprattutto per il senso di apocalisse imminente. C’è una vita stilistica grazie alla quale Siti costruisce il racconto aggrappandosi a temi popolari, spirituali, filosofici. Questo libro in realtà tocca una serie di temi che crescono piano, piano fino a torvare l’imbuto nel tema della pedofilia, per riversarsi nella questione esistenziale-filosofica. La seconda lettura può essere che l’intera struttura del romanzo sia la preparazione per parlare di quell’argomento tabù“. Il dubbio quindi è se il tema della pedofilia sia veramente il cuore dell’opera o meno.
Per sua ammissione, Siti voleva “parlare dell’assoluto, che sia male o bene, con un approccio frontale. Finora ho affrontato questo tema nascondendolo dietro assoluti particolari, come l’ossessione per i soldi o per il sesso. Quale assoluto maggiore di Dio?”. Secondo Siti è una questione di autenticità.
La religione porta all’estremo l’essere umano, scuotendolo nell’intimo. “Ho l’impressione – ha detto Siti – che tutte le religioni, se portate all’estremo, debbano essere radicali: non sono adatte alla convivenza civile, anche se mettono all’indice le assurdità della stessa vita civile. Per esempio ogni cristiano deve fare la volontà di Dio, che però non è detto che coincida con il bene”.
In un romanzo ricco di complessa decifrazione, si aggiunge la fragilità umana del pedofilo nel momento di passare all’atto della molestia, che avviene quasi come se si trattasse della liberazione da quell’ossessione che divora dall’interno. Don Leo, il prete protagonista del romanzo, compie quell’atto una volta sola arrivando alla fine di un percorso di macerazione interiore. Infatti dice al carabiniere che lo arresta “Tu sei l’arcangelo Gabriele”.
Quando si arriva troppo vicini ad affrontare l’assoluto ci si dimostra estremamente fragili, si perdono i sensi e la memoria, come Dante negli ultimi canti del Paradiso. L’assoluto è parte dell’essere umano, parte dell’ombra nera che ci portiamo dentro. “L’assoluto è biforcuto, può prendere le fattezze della santità o della dannazione” ha detto Piccolo.
La letteratura può parlare di tutto? Secondo Piccolo sì, “perché prima che un tema qualsiasi, per scabroso che sia, arrivi alla rappresentazione fittizia, deve avere una lunga storia alle spalle nel mondo reale”.
Ma come mai una polemica così aspra si è sollevata contro Siti? La pedofilia è percepita come particolarmente odiosa ed è di fatto tabù nella nostra società. Secondo Siti “l’aumento di questo fenomeno e della sua stigmatizzazione sono dovuti anche al calo delle nascite, a cui consegue un’attenzione particolare per i bambini, che sono la speranza per eccellenza. Un altro grande tema tabù è il suicidio infantile. Sono cose troppo grandi perché se ne parli, ma la letteratura può“.
Walter Siti ha dedicato il libro a Don Milani, padre della scuola di Barbiana, scatenando polemiche ancora più infiammate. Anche se all’inizio del panel Francesco Piccolo ha chiesto una moratoria sulle domande su questo tema, in conclusione Siti si è sentito di rispondere: “Il perché della dedica è meno controverso di quanto non sia sembrato a molti. Leggendo l’epistolario di Don Milani mi sono convinto che lui abbia sublimato i suoi desideri verso i bambini nella pedagogia. Dedicandogli il libro volevo soltanto rendere omaggio alla forza interiore da lui dimostrata nel resistere alla tentazione per tutta la vita, trasformandola in grandezza pedagogica”.