La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Voto ai fuori sede, il primo passo del Consiglio comunale di Torino

condividi

Mentre ribollono riflessioni sulla costante discesa dell’affluenza alle urne, il Consiglio comunale di Torino fa luce su una delle note dolenti a ogni tornata elettorale: il voto ai fuori sede. La mattina del 15 maggio la Sala Rossa ha passato un ordine del giorno per garantirlo, presentato dalla vice presidente del consiglio, Ludovica Cioria. Ventisette voti favorevoli per sollecitare il Parlamento nazionale a concretizzare un diritto costituzionale ancora fermo all’atto di segnare la scheda nel seggio di residenza.

Sulla spinta di molte associazioni come i comitati “Voto dove vivo” oppure “Voto da Lontano”, è una condizione vissuta sì in prima persona da studentesse e studenti, ma anche da chi lavora o coloro che si curano fuori regione. “L’Istat stima un totale di 3 milioni di persone che vivono fuori dalla propria regione per motivi di studio, lavoro o cura – argomenta Cioria – Eppure, consentiamo di far votare chi si trova all’estero, ma non ai fuori sede”.

Di fronte a prezzi proibitivi per i trasporti, è uno dei tanti diritti negati dell’Italia. Una questione di “partecipazione politica – sostiene Cioria – poiché ogni anno l’ufficio elettorale accoglie innumerevoli richieste per votare a Torino, per le scorse politiche oltre 700. Bisogna contrastare questo astensionismo involontario con misure precise”. Testimonianza che l’Italia non è allo stesso passo degli altri paesi europei, visto e considerato che tutti (eccetto Malta, Cipro e, appunto, l’Italia) godono di forme di voto in differita: ad esempio, la Danimarca ha il voto anticipato, la Francia quello per delega e l’Estonia da remoto.

Fortuna vuole che in questo caso “il mondo reale sia più avanti della legge”, come ha commentato la capogruppo del Partito Democratico, Nadia Conticelli. E fanno ben sperare le varie proposte legislative in discussione in Parlamento, di cui due identiche firmate dal senatore dem Andrea Giorgis. “È fondamentale – commenta quest’ultimo – che questo atto generi un movimento d’opinione per tutti coloro che come fuori sede sentono l’urgenza di poter esercitare il diritto di voto senza dover rientrare nella propria residenza, con modalità di voto presidiato d’anticipo come già avviene in altri paesi”.

In un emendamento di Cioria, l’atto chiede anche l’avviamento di procedure per rendere operativa una piattaforma di raccolta firme in formato digitale per tutte le proposte di iniziativa popolare. Grande sostegno arriva anche dal radicale Silvio Viale che non solo applaude una proposta “che riguarda tutti i partiti”, ma rilancia i cavalli di battagli di +Europa: referendum per legalizzare la cannabis ed eutanasia legale. Soddisfatti anche Sara Diena (Sinistra Ecologista) e Simone Fissolo (Moderati).

Articoli Correlati