“Quando ho provato ad attraversare il mare per la seconda volta ero disperato. A un certo punto, sulla barca, ho iniziato a scegliere come volessi morire”. Così Tareke Brhane, Presidente del Comitato 3 Ottobre, di origine eritrea, ha raccontato la sua esperienza all’incontro di questa mattina, 18 dicembre, alla Fabbrica delle e in corso Trapani. L’occasione è quella del ritrovo di #via3ottobre, un gruppo di associazioni e realtà torinesi che spinge perché in città si dedichi una strada alle vittime dell’immigrazione.
Accanto a Brhane anche Gennaro Giudetti, volontario dell’Ong Sea-Watch, divenuto popolare sui media per aver denunciato le attività della guardia costiera libica durante il naufragio del 6 novembre. “Ho dovuto scegliere, è stata una cosa terribile. C’era una ragazzina di 17 anni che stava affogando ma se mi fossi buttato dal gommone per salvarla, non avrei potuto salvare nessun altro” racconta Giudetti.
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Nel pubblico un centinaio di ragazzi delle scuole superiori del torinese che hanno ascoltato in rigoroso silenzio la storia personale dei due relatori. “Sapete cosa differenzia voi da me? – chiede Brhane ai ragazzi, che non trovano risposta -. Un pezzo di carta, un foglio che dice che voi potete muovervi con un passaporto mentre io sono nato in Eritrea e destinato a vivere e morire lì”. Il ragazzo è arrivato in Italia nel 2005 e da allora si è sempre dedicato a sensibilizzare sul tema delle migrazioni.
A moderare l’incontro Andrea Sacco, uno dei promotori dell’iniziativa #via3ottobre e referente del progetto di accoglienza Casa Asilo. In giornata le firme raccolte per l’intitolazione della strada, oltre mille, saranno consegnate al Comune di Torino.