Il vociare dei compagni durante l’intervallo in cortile, i rimproveri delle maestre, i disegni da colorare tra una corsa e l’altra, l’ultimo giorno di scuola prima della Maturità, l’assalto alle macchinette durante l’intervallo. Scene di vita normale, che da oltre due mesi bambini e ragazzi non stanno più vivendo. Il Covid-19 se le è portate via.
Era il 27 febbraio quando in Piemonte, insieme alle altre zone più colpite dalla pandemia, gli asili nido e le scuole di ogni ordine e grado hanno interrotto le proprie attività. Dal 5 marzo il Decreto ministeriale avrebbe poi esteso le misure a tutta l’Italia, lasciando a casa bambini e ragazzi da nord a sud. La situazione di lockdown ha cambiato le abitudini e le dinamiche all’interno delle famiglie, costrette a dover gestire i figli nelle proprie mura di casa. I più piccoli hanno riscoperto pastelli e puzzle, mentre per i più grandi tutto è diventato digitale: lezioni, interrogazioni, persino i saluti con l’amico del cuore. Il decreto scuola firmato il 6 aprile predilige ancora la didattica a distanza per la fine dell’anno scolastico, gli esami di maturità si svolgeranno in presenza dal 17 giugno in un’unica prova orale. Per gli asili nido e i bambini 0-6 anni, invece, tutto resta com’è. Qualcosa, tuttavia, inizia a muoversi: si parla in questi giorni di un esperimento a livello nazionale, che in Piemonte coinvolgerà i comuni di Borgosesia, Varallo Sesia e Quarone (VC), volto al sostegno dei genitori di bambini dai 3 ai 10 anni. Riguarderebbe gruppi di quattro o cinque scolari insieme a educatori con mascherine, e altre indicazioni igienico-sanitarie da rispettare, come finestre aperte ogni ora e pranzo mangiato al banco distanziato dagli altri compagni. Il progetto è in via di definizione.
L’IMPATTO SULLE FAMIGLIE
Dopo due mesi e mezzo di chiusura totale, inizia ora la cosiddetta “fase della ripartenza” che traghetta le famiglie verso un periodo non meno complesso del precedente. Secondo il decreto del 26 aprile, i bambini possono fare passeggiate accompagnati dai genitori, senza l’obbligo di mascherina per i piccoli, ma rispettando le regole del distanziamento sociale. Sono aperti i parchi, ma non le aree giochi attrezzate. Si possono vedere nonni e zii, ma molti genitori stanno tornando a lavoro. Il Governo ha rinnovato i congedi parentali straordinari e il bonus baby sitting. Secondo i dati diffusi dall’Inps, sono 20mila le domande per i congedi parentali e 43mila quelle per il bonus baby sitting. “È stata presa in considerazione una visione di famiglia tradizionale, – afferma Luisa Tatoni, giornalista e direttrice responsabile della rivista “GG Giovani Genitori”- in cui solo i genitori si prendono cura dei figli, specialmente la donna. Le famiglie oggi sono più disomogenee, tutti lavorano. Si potrebbe offrire un congedo parentale di un valore superiore, e coinvolgere terzo settore e associazioni che riuniscano i bambini in piccoli gruppi, come avviene già per le fattorie didattiche in Friuli-Venezia Giulia”.
L’interesse delle famiglie è il benessere dei figli, a metà tra la sicurezza dal contagio e la libertà di esprimersi. “I buoni famiglia potrebbero essere trasformati in babysitteraggio – afferma Laura Sartorio, mamma di una bambina di 2 anni e mezzo e di un’altra di due mesi. “Sarei favorevole a un’organizzazione conoscenti per far giocare i bambini, tutto questo tutelato dallo Stato, perché le responsabilità sono molte. E da settembre ricominciare a piccoli gruppi negli asili. Noi andavamo in ludoteca, perché non riaprirla per un’ora a settimana?”.
GLI ASILI NIDO
“I bambini e le bambine hanno bisogno di sapere che anche loro potranno tornare a vivere una quotidianità. La socialità, il rapporto umano, l’incontro di sguardi, l’ascolto di voci davano loro quella sicurezza che oggi si è tramutata in un’ingestibile incertezza”. A parlare sono Erica Palin e Alessandra Cerutti, direttrici del baby parking di Torino “L’Oca Carlotta” e portavoci del gruppo Servizi educativi privati 0/6 Piemonte, che insieme ad altri 250 asili nido privati lo scorso mese hanno indirizzato una lettera alla Regione Piemonte sulle misure di sostegno ai servizi per l’infanzia. L’emergenza grava su genitori e bambini, appesantendo il compito di madri e padri e l’equilibrio psicologico dei figli. La situazione per gli asili sta diventando pesante anche dal punto di vista economico, con il rischio di compromettere posti di lavoro e la stessa sopravvivenza delle attività. Alla richiesta di riapertura tramite un protocollo ad hoc su ogni struttura educativa, nelle settimane scorse la Regione Piemonte ha risposto tramite le parole dell’assessore Maurizio Marrone: “Stiamo lavorando a un provvedimento che cerchi di compensare a voi Servizi educativi privati piemontesi le quote dovute per ogni bambino iscritto nel periodo di blocco. Abbiamo richiesto al Governo di estendere la cassa integrazione in deroga anche agli educatori impiegati presso i vostri servizi”. Con l’arrivo della fase 2 il Presidente Alberto Cirio sembrava, per un attimo, aver aperto una ripartenza di asili e baby-parking, ma per il momento le misure adottate in Piemonte restano stringenti.
UNA SCUOLA “ALTERNATIVA”
A sostenere i bambini e i ragazzi che sono lontani da scuola non ci sono solo insegnanti e maestre, ma anche iniziative nate da alcuni enti. A Torino l’Associazione “Il Cammino” offre supporto allo studio e sostegno alle famiglie in difficoltà nel gestire la didattica online, diventando mediatrice nel rapporto con gli insegnanti. Si studia in videochiamata e per il tempp libero vengono proposti giochi e contenuti formativi per ragazzi di ogni età, anche attraverso i social media. “Mentre studiamo e ci facciamo compagnia, – racconta un’educatrice del centro – mi accorgo che questo abbraccio a loro è un abbraccio anche per i loro genitori che sono lì presenti e continuano la normalità della loro vita. Si fanno i compiti, ma si condivide anche quello che capita nella famiglia”.
Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 6 maggio 2020. Leggi il Pdf cliccando qui.