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Violenza contro le donne, le misure del “Cura Italia” per fermare il calo delle denunce

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Denunce in forte diminuzione in Italia rispetto a prima della quarantena. Con l’emergenza Coronavirus la lotta alla violenza contro le donne è diventata più difficile che mai. L’isolamento e gli ostacoli che sono sorti in questo periodo rendono più complessa una richiesta d’aiuto. A questo si è cercato di porre rimedio in fretta con alcune misure introdotte nel Decreto-legge del 17 marzo, il cosiddetto “Cura Italia”, ma non è bastato per impedire la morte di undici donne nelle ultime settimane. Ne hanno parlato in video conferenza ieri pomeriggio, 18 maggio, Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, Laura Onofri, responsabile piemontese dell’associazione Se non ora quando, e la professoressa Marinella Belluati del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino. L’incontro è stato curato dal gruppo di ricerca Varco.

Un problema mondiale e italiano
Non c’è Paese al mondo in cui questo dramma non si sia aggravato. I dati diffusi dall’Unfpa, il Fondo per le popolazioni delle Nazioni Unite, stimano un aumento dei casi di aggressione e femminicidio del 20% nei 193 Stati membri dell’Onu. Il segretario generale Antonio Guterres ha fatto un appello ai governi per chiedere di affrontare il problema. In Italia molti faticano ancora a comprenderne tutta la gravità e la portata. La quarantena ha complicato la narrazione e la lettura del fenomeno, raccontato spesso attraverso episodi di violenza domestica, come se fosse diventato un danno collaterale della chiusura forzata in casa. Quasi sempre, invece, si tratta di casi che avevano una storia pregressa, precedente alla pandemia. Vicende che in queste settimane si sono inabissate o terribilmente concluse senza mai emergere.

Le misure contenute nel “Cura Italia”
Valeria Valente ha esposto i provvedimenti presi dal Governo con le segnalazioni e gli emendamenti proposti dalla Commissione che presiede. Grazie alla collaborazione con le ministre Elena Bonetti (Pari Opportunità e famiglia) e Luciana Lamorgese (Interno), tre emendamenti sono entrati nel decreto-legge “Cura Italia”: fondi per i centri antiviolenza e le case rifugio, conferma delle udienze di convalida per le misure precautelari e cautelari per i maltrattanti anche durante la quarantena, incontri protetti a distanza nell’impossibilità di avere presente un assistente sociale.
Misure importanti, ma ancora non sufficienti riconosce Valente: “La battuta d’arresto nelle chiamate al 1522 segnalata dai centri antiviolenza nei primi giorni di quarantena ha fatto scattare l’allarme. Siamo corsi ai ripari con una chat per permettere un accesso al servizio più riservato e con una campagna di comunicazione. Le segnalazioni hanno avuto una ripresa del 67%, ma le procure ci segnalano una diminuzione delle denunce tra il 40 e il 50%. Bisogna fare il massimo per far capire a tutti il dramma che vivono queste donne. Spesso continuare a subire la violenza viene vista da loro come la soluzione meno problematica. Denunciare può significare cambiare radicalmente la propria vita e quella dei figli, per rivedere i maltrattanti in libertà dopo poco tempo”.
Per questo si è riaffermata l’importanza dell’articolo 384 bis del Codice di procedura penale, che prevede l’allontanamento urgente dell’accusato dalla casa e dagli ambienti frequentati dalla vittima. Un provvedimento applicato di recente dalla procura di Trento, ma quasi sempre trascurato.

Lavorare sulla cultura
L’importanza di favorire un cambio culturale a tutti i livelli è ampiamente condivisa da chi si occupa quotidianamente di violenza contro le donne. “I dati sono sconfortanti, forse non adeguati a tutti gli sforzi che si fanno, ma i passi in avanti ci sono” ha detto Laura Onofri di Se non ora quando. “La nostra associazione non ha un centro antiviolenza ma sostiene chi lavora sul campo. Credo che il lavoro culturale sia fondamentale e in questo ambito sono meritevoli le associazioni che si occupano di seguire e rieducare gli uomini che maltrattano”. “Quello che abbiamo visto nelle ultime settimane è l’aggravarsi di un problema che pervade la nostra società” ha concluso Valeria Valente. “La violenza contro le donne non è un problema svincolato dalle disuguaglianze di genere, di educazione e occupazione”.

LUCA PARENA