“A tutti coloro a cui interessa che la Città Metropolitana di Torino non sprofondi in un buco nero, anche alla classe dirigente, il 13 dicembre piazza Castello è aperta”. E’ l’invito di Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Torino alla città, per la fiaccolata organizzata dai sindacati piemontesi. Piazza Castello sarà il teatro finale dell’incontro, che partirà da piazza Arberello e che metterà al centro dell’attenzione la crisi del lavoro che sta toccando la città: “Il nostro compito è quello di rendere chiaro a tutti lo stato del lavoro a Torino, ma non limitarsi a questo. Si devono trovare vie d’uscita. Vertenza Torino deve essere una di quelle”.
Quali potrebbero essere i modi di riorganizzare la filiera lavorativa torinese? “Sicuramente solo l’approdo della 500 elettrica non sarà sufficiente, bisogna non fermarsi a quello. Si potrebbe ragionare sull’elettrico come in Germania e Francia, con la produzione e la manutenzione delle batterie per le auto di nuova generazione”. Questo passo, potrebbe occupare un posto rilevante nell’ecosistema del lavoro torinese. Una via d’uscita per allontanare una crisi che colpisce nei dati raccolti, ma anche nelle conseguenze che stanno provocando alla vita di ogni cittadino torinese.
Dal 2006, solo nel settore automobilistico, c’è stato un passaggio da quasi 200mila vetture prodotte alle 19mile del 2019. Un salto nel buio che colpisce anche la componentistica: “Gli esempi lampanti sono la Lear, società che produce sedili per auto e la Mahle, produttrice di motori diesel. Queste due società stanno chiudendo gli stabilimenti in Italia per collaborazioni mancate con i costruttori finali, spostando molto della loro produzione in altri paesi. Questo vuol dire che tutti i lavoratori torinesi, dopo che gli ammortizzatori sociali termineranno la loro naturale funzione, diventeranno disoccupati con relative conseguenze per la loro famiglia”, ha spiegato Lazzari.
Ma “Vertenza Torino” non vuole concentrarsi solo sul settore dell’automobile. Gli occupati dell’area metropolitana sono scesi di 9mila unità negli ultimi 11 anni, con l’area del capoluogo piemontese che risulta essere quella con unità in cassa integrazione maggiore in Italia. Un dato che colpisce anche le attività commerciali e il turismo. Un dato che Edi Lazzi contesta alle amministrazioni pubbliche, immobili in contesti come le energie rinnovabili: “Si dovranno fare dei ragionamenti sul fotovoltaico, perché devono diventare occasioni sociali e commerciali per la città. Un’esempio? L’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle scuole, un modo per sgravare spese nella pubblica amministrazione, investendo nel futuro dei giovani”.