Non tutti lo sanno, ma dal parco del Valentino, oggi luogo prediletto dai cittadini torinesi per fuggire dalla frenesia della vita quotidiana, è passata la Storia del motorsport. Dal 1935 al 1955, infatti, in riva al Po si sono svolte dieci gare ufficiali di Formula A, successivamente divenuta Formula 1. Qui, in quello che dal 1952 si chiamò Gran Premio del Valentino, si sono sfidati marchi leggendari dell’automobilismo: Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Fiat. Con alla guida nomi altisonanti, come Nuvolari, Varzi, Villoresi. Tra loro vi era anche Alberto Ascari, storico pilota e campione del mondo che, partendo dalla pole position con la sua Lancia D50, vinse l’ultima e forse più celebre edizione del Gran Premio. Era il 27 marzo del 1955. Pur essendo partito in testa Ascari dovette subire subito i sorpassi di Musso, Mieres e Behra. Quando Musso si ritirò per un problema tecnico, Ascari si prese la scena e dominò la gara con 27 secondi di vantaggio su Mieres, portando la casa torinese alla sua prima vittoria in Formula 1. In corrispondenza della casella della pole position, i tifosi scrissero il suo nome e il numero di posizione dell’auto incastonando lettere di marmo nell’asfalto, di fronte al Castello del Valentino.
E proprio oggi, a 66 anni esatti dalla morte del campione (che scomparve il 26 maggio 1955 in un tragico incidente nella pista di Monza), quella casella di partenza è stata reinaugurata nella sua forma restaurata, leggermente spostata rispetto alla sua posizione originale. Al suo fianco c’era lei, la storica Lancia D50 vincitrice del Gran Premio.
“Sono molto emozionata” ha esordito la Pro-Rettrice del Politecnico di Torino Patrizia Lombardi, “non solo di ospitare questa manifestazione e di avere opportunità di inaugurare questa piazzola dedicata a un grande pilota come Ascari, ma anche perché tutto ciò mi ricorda mia zia, Lella Lombardi, unica donna a giungere in zona punti nel campionato di Formula 1. Inoltre, questo evento si celebra davanti a un monumento storico patrimonio dell’Umanità come il Castello del Valentino, che rappresenta un’istituzione importante come il Politecnico. Ancora adesso i team studenteschi all’interno del castello progettano e realizzano prototipi di auto a guida autonoma e a idrogeno. È una memoria che ci traguarda nel futuro, è una storia di arte e innovazione”.
L’assessore regionale allo sport Fabrizio Ricca ha poi fatto un annuncio importante per il futuro sportivo e automobilistico della città: “Vogliamo portare la Formula E a Torino, proprio qui al Valentino. Gare ufficiali che sarebbero motivo di orgoglio per la nostra città, indissolubilmente legata all’automobile e orientata ad un futuro all’insegna della sostenibilità ambientale”. Una sinergia ribadita anche dall’assessora Leon: “La storia automobilistica di Torino è un patrimonio materiale e immateriale che ha costruito il nostro passato e costruirà il nostro futuro. Abbiamo siglato un protocollo d’intesa per valorizzare tutto questo e rendere evidente il legame di Torino con la creatività legata al settore dell’automotive, oltre che per raccontare le prospettive future e l’innovazione legata all’industria dell’auto. L’inaugurazione di oggi è un tassello fondamentale in un percorso che vedrà protagonisti tutti gli attori che lavorano su questo tema”.
È poi intervenuto il presidente di Artes: “Noi siamo molto contenti di aver restaurato questo monumento. Non è un restauro finalizzato soltanto al mondo dell’automobile: la nostra associazione è un’associazione che esalta l’artigianato e l’arte perché sono i tratti fondamentali di una comunità, sono i tratti fondamentali della cultura di un popolo”.
Hanno fatto visita anche Stefano Lo Russo, uno dei candidati alle primarie per ledel centrosinistra, e Paolo Damilano, candidato del centrodestra. Nel parco d’onore del Castello erano esposti i veicoli prototipo realizzati dai team H2PolitO e Squadra Corse del Politecnico.
L’evento ha visto anche la presenza dell’ex pilota di Formula 1 e telecronista sportivo Ivan Capelli, che dopo l’inaugurazione si è intrattenuto per molto tempo con i ragazzi dei team H2PolitO e Squadra Corse del Politecnico di Torino, approfondendo la conoscenza dei prototipi da loro costruiti. Pilota Ferrari nel 1992, titolare di tre podi in Formula 1, Capelli ha raccontato ai microfoni di FuturaNews chi era Alberto Ascari: “Ascari è stato un’icona del motorsport italiano. È stato l’unico pilota italiano ad aver vinto il campionato del mondo, nel 1952 e nel 1953. Peraltro, un pilota che nasce da una storia in quanto anche suo padre Antonio correva in auto. Alberto inizia con le motociclette, e poi la passione, la voglia la determinazione hanno fatto sì che sia riuscito a crescere ad arrivare a il mondiale, con la Ferrari”. L’ex pilota ha fatto anche alcune considerazioni sulla Formula 1 attuale: “La Ferrari ha dimostrato a Montecarlo, una pista dove sicuramente la meccanica ha il sopravvento sull’aerodinamica, di essere competitiva. Vuol dire che tutto sommato non era soltanto l’aerodinamica il punto debole della Ferrari l’anno scorso, ma era soprattutto la meccanica. Le due Ferrari, che sono andate molto forte in qualifica con Sainz e Leclerc, lo hanno dimostrato. Non ultimo il fatto che nell’ultimo settore del Gran Premio di Barcellona, quello più guidato, dove la Ferrari negli ultimi anni perdeva sempre anche più di mezzo secondo, quest’anno è stata competitiva, quindi vuol dire che hanno trovato un equilibrio a bassa e media velocità molto, molto importante, è che è di fatto quello che si usa a Montecarlo”. Capelli si è poi soffermato sui team di studenti del Politecnico, esprimendo grande ammirazione per loro: “Hanno realizzato dei mezzi interessantissimi. È incredibile come questi giovani siano già addentro alla costruzione e così pronti ad affrontare problematiche per cui hanno già trovato delle risposte. Il fatto che abbiano già vinto delle competizioni sta a dimostrare che questa è un’eccellenza che sicuramente deve essere sostenuta. Io sono stato quattro anni presidente dell’Automobile Club di Milano e ho vissuto le vicissitudini che sono legate a questa categoria a livello europeo e mondiale, e mi rendo conto che gli stranieri hanno più fondi. Visto che c’è la tecnologia, bisogna cercare di aiutare queste realtà”.