A un mese dalla pubblicazione di GreenMetric2017, classifica che ordina le università di tutto il mondo in base alla sostenibilità ambientale delle loro politiche, UniTo non si culla sugli allori. L’ateneo torinese è il 55esimo nel mondo e il secondo in Italia per quanto riguarda l’attenzione all’impatto ecologico delle decisioni intraprese, ma le parole di Egidio Dansero, professore di Geografia politico-economica presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società, rappresentano la volontà dell’Università di migliorarsi.
Prof. Dansero, secondo GreenMetric l’Università di Torino è il secondo ateneo italiano per performance nella sostenibilità ambientale: solo l’Università di Bologna ha fatto meglio.
Siamo contenti, ma, per quello che servono le classifiche, l’obiettivo è migliorarsi, non per forza essere i primi in Italia. La speranza è che anche Bologna migliori, così da essere uno stimolo per Torino.
Quali sono i parametri di valutazione di GreenMetric?
La classifica ha alcuni parametri: i più importanti sono la gestione efficiente di energia e acqua, il riciclaggio dei rifiuti, la mobilità sostenibile e la promozione nella comunità universitaria di comportamenti più attenti alla tutela ambientale.
L’anno scorso eravate 84esimi nel mondo, quindi nel 2017 avete conquistato quasi 30 posizioni. In quale di questi ambiti siete migliorati di più?
Non vorrei parlare di un singolo ambito. Abbiamo un’azione molto più proattiva e strutturata, soprattutto rispetto a quattro anni fa, quando strutturammo un Green Office che ha come tema la sostenibilità ambientale dell’ateneo.
E invece quali sono i margini di miglioramento?
Abbiamo nel mirino alcuni interventi di sosteniblità ambientale, che prima non erano strutturati. La speranza è che avendo adesso un piano organico di azione ambientale, questo si possa tradurre in un miglioramento delle nostre performances in tema ambientale, passate attraverso la radiografia del GreenMetric. Quello che il Green Office deve fare è fissare obiettivi e indicatori per vedere i miglioramenti. Fino all’anno scorso, ne avevamo due: l’energia verde e gli acquisti pubblici ed ecologici. Recentemente, ne abbiamo inserito un terzo, che è quello della raccolta differenziata.
Nelle prime 100 posizioni del Green Metric, oltre a Torino e Bologna, c’è anche la Ca’ Foscari di Venezia. Come giudica questo risultato delle università italiane?
È interessante che nei primi posti della classifica ci siano questi tre atenei italiani così importanti, perché è molto difficile portare avanti progetti di sostenibilità ambientale e sociale in questo tipo di università storiche.
È più difficile relazionarsi con gli enti locali oppure promuovere all’interno della comunità universitaria comportamenti virtuosi a tutela dell’ambiente?
La seconda. Il Green Office ha strutturato ottime collaborazioni con Comune, città metropolitana, Arpa, e Amiat, mentre è molto difficile presidiare qualcosa che è molto capillare. Le università hanno una responsabilità enorme, devono diventare un laboratorio attivo di cittadinanza, di sostenibilità ambientale e sociale, ed è quello che UniTo sta cercando di fare.