La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

È un’Europa fragile quella che va alle urne

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Alla vigilia delle elezioni del 26 maggio il Salone del Libro 2019 si interroga sul futuro dell’Europa e lo fa assieme a Bernardo Valli, classe 1930, una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano ed internazionale. Dialogando con Marco Damilano presso l’Arena Robinson ha parlato delle sfide che attendono il nostro continente: “C’è una visione distorta dell’Europa e del voto europeo, c’è poca dimestichezza con le sue istituzioni e con la loro importanza. La maggior parte degli europei guarda a questo voto come ad una rivoluzione, i cui portabandiera sono i partiti sovranisti. In un’epoca in cui l’asse franco-tedesca è in crisi, minata dalle vedute diametralmente opposte di Macron e Merkel, dobbiamo ricordarci che l’Europa è la conquista più grande degli ultimi ottant’anni”.

Valli risponde a braccio, come un libro aperto. Queste sono “cose di casa” per lui, nato a Parma ma con una carriera da corrispondente in tutto il mondo. Oggi vive a Parigi e così ricorda la fine degli anni Ottanta, quando Mitterand e Kohl dominavano la scena internazionale: “Mentre Kohl marciava trionfalmente sotto la Porta di Brandeburgo riunificando la Germania, Mitterand sperava addirittura nel ritorno dell’URSS per ostacolare questo processo. L’Europa sembrava tutto tranne che unita nella stessa direzione, anche in Italia c’era malumore e perfino l’ala sinistra del Paese esprimeva dubbi soprattutto sulla moneta unica. Poi però gli auspici di un futuro pacifico e unito dell’Europa prevalsero sugli egoismi nazionali”.

Quando Damilano lo interroga sulla classe dirigente di oggi, Valli non risparmia critiche a nessuno: “I sovranisti che chiedono meno Europa vogliono innescare un processo di disgregazione pericoloso, ma la colpa di questa crisi non è solo loro. C’è stato un abuso di fiducia della classe politica verso il popolo. Le istituzioni europee sono state descritte come luoghi in cui si prendono decisioni senza guardare in faccia la realtà e le divisioni tra gli stati rendono il progetto fragile. Oggi l’Europa sembra l’Italia di Machiavelli del 1513, disgregata e disunita”.

E in uno scenario in cui Usa, Russia e Cina stanno prendendo derive mai viste prime, Valli conclude con un avvertimento: “Non esiste progetto politico che non passi per una battaglia, una sfida, una ferita. Oggi l’Europa viene data per scontata. È necessaria una fase di lotta per farla risorgere e renderla vera”. Poi, parlando delle elezioni di fine mese, auspica “una conferma dei partiti europeisti” uniti sotto una leadership comune. Quale? Valli aggrotta la fronte e lascia la risposta in sospeso, felice che il tempo sia esaurito.

FEDERICO CASANOVA