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Un’app per aiutare rifugiati a Torino. Il dramma della fuga a Bardonecchia

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Venerdì 6 dicembre, alla Biblioteca Civica Centrale di Torino, è stata presentata la nuova applicazione smartphone “Oasi – On the street”. Nata come mappa cartacea di aiuto ai rifugiati e richiedenti asilo in transito dalla città di Torino, ora diventa un’app utile a tutta la cittadinanza. “Oasi – On the Street”, scaricabile da Play Store col cellulare, è perciò l’evoluzione del progetto “Oasi” creato dall’associazione Mosaico (Azioni per i rifugiati) nel 2018 per fornire orientamento e ascolto ai rifugiati e richiedenti asilo in movimento a Torino.

Tra gli altri, era presente l’assessore Marco Giusta in qualità di rappresentante della Città di Torino che sostiene il progetto assieme all’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e realizzato con il contributo di Compagnia di San Paolo. “Non è un problema avere difficoltà, è un problema ignorarle”, ha osservato Giusta.

L’app è stata sviluppata grazie agli specialisti della comunicazione di Web & Com e al lavoro di rifugiati e mediatori culturali. È navigabile come una mappa virtuale sulla quale si trovano tutti i principali servizi utili alla cittadinanza, con orari e indirizzi sempre aggiornati. In tal modo si intende favorire il processo di integrazione e di reciproca conoscenza tra istituzioni, società civile e popolazione immigrata sul territorio, a beneficio di coloro che si trovano in una condizione di particolare necessità a causa del proprio status di rifugiati o richiedenti asilo.

Durante la presentazione dell’applicazione si è parlato anche del fenomeno migratorio verso Bardonecchia, per valicare le montagne e inseguire il “sogno” francese. Un passaggio spesso fatale per chi prova a scalare le montagne. Ogni anno si contano feriti e alcuni decessi. In un video di alcuni mesi fa mostravamo le immagini del confine francese con Claviere. Qualcuno specula o vende informazioni errate ai migranti che cercano di lasciare l’Italia. Spesso queste persone si fidano poco dei mediatori o degli avvocati che operano sul territorio. Pertanto è necessario fare rete. Il progetto “Oasi” si propone proprio questo obiettivo.

Ma cosa significa essere rifugiati e richiedenti asilo oggi, nell’era del decreto Sicurezza, cosiddetto decreto Salvini? Ci aiuta a fare chiarezza l’avvocato Daniela Di Rosa, tra le operatrici del progetto.

 

Cosa accade quando un rifugiato o richiedente asilo arriva in Italia?

Coloro che arrivano in Italia in maniera irregolare presentano la richiesta di protezione internazionale. Ricevono un permesso di soggiorno temporaneo, che consente di rimanere soltanto nel territorio italiano, quindi queste persone non dovrebbero uscire dall’Italia, e se lo facessero verrebbero rimandate indietro. Vengono poi inseriti nei centri di accoglienza. Dopodiché inizia un periodo di attesa per l’audizione in Commissione Rifugiati dove esporre i motivi per cui i migranti ritengono pericoloso tornare nel proprio paese d’origine. La Commissione valuta la credibilità di quanto viene riferito e l’esistenza di un pericolo concreto e attuale in caso di ritorno nel paese di origine.

 

Cosa cambia col decreto Salvini?

In seguito al decreto Salvini è stato abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari che era previsto dall’articolo 5 comma 6 della legge Bossi Fini del 1998. Il permesso per motivi umanitari poteva essere rilasciato anche su iniziativa della Questura. Oppure in seguito a trasmissione degli atti dalla Commissione Rifugiati alla Questura. Questo avveniva laddove la Commissione Rifugiati riscontrava l’esistenza di gravi motivi umanitari, per esempio per motivi di salute, tortura o per tutelare minori. Oggi il permesso per motivi umanitari non c’è più perché il decreto Salvini ha modificato l’articolo 5 comma 6 della Bossi Fini che, tra l’altro, era richiamato dalla norma sul riconoscimento della protezione internazionale (articolo 32 comma 3 del decreto legislativo 25 del 2008).

 

Cosa potrebbe accadere?

Tante situazioni che un tempo sarebbero state tutelate con il permesso per motivi umanitari oggi non saranno più regolarizzabili. Tanti stranieri che prima erano tranquilli lavoratori e contribuenti, ma che ora non raggiungono un reddito sufficiente per ottenere il permesso umanitario, si ritroveranno a essere clandestini nel medio o nel breve periodo. Soprattutto per chi lavorava in maniera intermittente o in nero, perché non assunti dal datore di lavoro.

 

Cosa accadrà in caso di scadenza imminente del permesso di soggiorno?

Non bisogna scoraggiarsi o scappare dall’Italia. Purtroppo alcuni vanno in Francia o Germania in maniera irregolare (vedi Bardonecchia) esponendosi a pericoli durante il viaggio. Pensiamo all’attraversamento clandestino al confine con la Francia nella stagione invernale. Si corrono rischi per la vita stessa delle persone. Prima di inseguire un sogno impossibile, bisogna valutare bene quali sono le prospettive in Italia.

È importante consultare un avvocato o esperto in materia di immigrazione, oppure rivolgersi a una associazione come Mosaico. In modo da valutare la propria posizione sul territorio e se possibile regolarizzarla nel breve o lungo termine. Questi sono gli obiettivi che s’intendono raggiungere con la nuova applicazione.

 

Quali possono essere le conseguenze del decreto Salvini?

Porterà a un aumento della clandestinità e a un aumento dell’insicurezza. Io come cittadina non mi sento tranquilla se penso alle possibili evoluzioni. Mi auguro una ulteriore modifica della normativa che consenta di regolarizzare quelle posizioni di persone che non hanno commesso reati, che lavorano ma magari non sono stati assunti e non hanno un contratto e presentano vulnerabilità. Persone che se tornassero nel loro paese di origine rischierebbero di vedere pregiudicati i loro diritti fondamentali.

NICOLA TEOFILO

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