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Un “coro” di 194 voci: associazioni torinesi unite contro fascismo e omofobia

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Lottare per i diritti umani e l’autodeterminazione, tutti insieme. ‘Più 194 voci’ è la neonata rete di associazioni che lega 35 enti torinesi appartenenti a realtà diverse: dal mondo Lgbt al femminismo, dall’antiviolenza all’ambientalismo. Un universo multicolore e sfaccettato, voci diverse fuse in un grande coro. Il coro della libertà e del rispetto dei diritti delle persone, che combatte la cultura del pensiero unico patriarcale e contrasta tutte le forme di fascismo e omofobia.

Il progetto nasce nell’ottobre 2020 come reazione alla proposta da parte dell’assessore regionale di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone, di introdurre linee guida contro l’aborto, come il blocco della somministrazione e la distribuzione nei consultori della pillola abortiva Ru486. Anche il nome non è casuale e rimanda alla legge 194 sull’aborto, approvata nel 1978, “ma di fatto non applicata, ricordiamo che in certe regioni circa il 50% dei ginecologi è un obiettore” afferma Giorgia Reiser di Retedonna.

“Vogliamo contrastare l’attacco alla legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, che è una conquista per tutti noi – dice Maria Teresa Cianciotta di Uil Torino –. La mozione contro l’aborto è una minaccia alla libertà di scelta della donna. L’attività dei consultori è indispensabile per garantire una totale assistenza alla donna durante la fase delicata dell’aborto. Non dobbiamo dimenticare che prendere una decisione del genere è sempre traumatico”.

Unirsi in una rete, per le 35 associazioni torinesi, significa non solo contrastare la mozione contro la legge 194, ma anche vigilare e intervenire sulle questioni relative alla libertà e ai diritti degli individui, in particolare delle donne e della comunità Lgbt.

“Più di 194 voci si oppone a tutte le forme di fascismo, omofobia, al capitalismo e alla guerra e propone una visione economica neoliberista” afferma Ferdinanda Vigliani del Centro studi e documentazione del pensiero femminile, l’associazione femminista che opera dal 1995. “La pandemia ha dato un duro colpo alle nostre iniziative – continua – perché il femminismo è relazionale, è fatto di sguardi e vicinanza fisica tra individui. Nonostante tutto, però, siamo riusciti a realizzare il nostro progetto, grazie alla forte determinazione che ci accomuna”.

Tra gli enti che aderiscono all’iniziativa vi è anche Retedonna, l’associazione di psicologhe che combattono i disagi della donna, che possono influire sulla sua salute. “Nella società odierna il valore delle donne è fortemente legato agli stereotipi di ‘moglie’ e ‘madre’. La compressione della donna in queste etichette è una forma di violenza psicologica, che spesso provoca depressione e senso di inadeguatezza. Il nostro obiettivo è quello di rompere il meccanismo di normalizzazione della discriminazione nei confronti della donna, che è portata inconsapevolmente ad accettare tale condizione come quotidianità e abitudine” spiega Giorgia Reiser. “La società conduce la donna a guardare se stessa e il mondo con gli occhi degli uomini – continua – per questo vogliamo renderle consapevoli, ricucendo le loro ferite”.

La rete di ‘Più di 194 voci’ è un lungo filo rosso che si interseca e lega tra loro tutte le associazioni, connesse per raggiungere la stessa destinazione, che Cianciotta di Uil riassume in una frase: “Quello che facciamo oggi è il domani delle future generazioni”.

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