Nella notte di un giovedì di ottobre del 1980, 31 dipinti venivano rubati dal Castello Ducale di Agliè. Oggi, un giovedì di 39 anni dopo, tre di questi vengono restituiti e tornano a far parte di una collezione che, in questi anni, si è pian piano ricostituita. Ad ora, solo dieci dei 31 rubati mancano all’appello.
Nel salone dell’Appartamento di Mezzanotte di Palazzo Carignano, sede del Polo Museale del Piemonte, i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale – impettiti sotto i quadri recuperati – riconsegnano i dipinti del Settecento realizzati dagli artisti Angelo Maria e Giovanni Crivelli nelle mani della direttrice del Castello Alessandra Guerrini che afferma “oggi è un giorno di festa”.
All’epoca, il furto era stato clamoroso sia per il numero dei quadri rubati sia per la facilità con cui era avvenuto. I ladri, che non sono stati mai identificati, avevano forzato due finestroni posti a più di dieci metri da terra e avevano agito indisturbati per tutta la notte. “Il furto dimostra ancora una volta quanto poco sia difeso il patrimonio artistico”, si leggeva su La Stampa del 1980, e, oggi, il tema della sicurezza è tornato, ma con rinnovata soddisfazione: “A distanza di quasi 40 anni possiamo dire che tutti gli organi dell’amministrazione pubblica hanno lavorato per evitare che cose del genere succedano ancora”, ha affermato Guerrini. “Inoltre, il Castello dagli anni ’80 si è dotato di sistemi d’allarme all’epoca impensabili”.
Rintracciare le opere non è stato facile poiché, come ha spiegato il Tenente Colonnello Silvio Mela, sono riemerse nel mercato lecito solo nel 2017, dopo che una signora che le aveva ereditate dal padre le ha messe all’asta. Ulteriori accertamenti tecnici e stilistici hanno permesso, poi, di stabilire la coincidenza delle opere sequestrate con quelle trafugate nel 1980.
Dare un valore ai quadri rubati, oggi, non è semplice, anche se già i giornali del tempo parlavano di un possibile furto su commissione, dato che i 31 non erano gli oggetti più di valore del Castello. Ma il senso della graduale ricostituzione della collezione è molto più profondo, conclude la direttrice: “Un bene culturale non ha prezzo perché ha un legame con la storia”.