I cittadini piemontesi alzano la voce e ripartono dalla Costituzione per “salvare il trasporto pubblico locale”. Venerdì 7 febbraio, al Cecchi Point di Torino si è svolta la prima di una serie di assemblee cittadine, per rivendicare il diritto a un trasporto pubblico dignitoso, attento alle sfide ecologiche e soprattutto a misura di territorio. Uniti dall’articolo 34 bis della carta costituzionale italiana, hanno aderito all’evento numerose espressioni dell’associazionismo piemontese e nazionale: Cgil Piemonte, Udu (Unione degli universitari), Legambiente, Federconsumatori, Fridays for future, Arci, Libera e i pendolari del Comis (Coordinamento per la mobilità integrata e sostenibile).
L’impatto sul territorio
L’inefficienza del trasporto pubblico in Piemonte è stata affrontata su più fronti, in modo da garantire ascolto e rappresentanza a ogni attore sociale, ma soprattutto per evidenziare con uno sguardo più ampio le sue ricadute sul tessuto socio-economico del territorio. Carenza di austisti, tagli alle tratte, ritardi, pullman fantasma non impattano soltanto sui singoli cittadini, ma su tutta la collettività. Stefania Pugliese, segretaria di Cgil Piemonte, si è soffermata sulla necessità di assicurare alternative ai mezzi privati: “Abbiamo un trasporto pubblico insufficiente, vecchio, che non ha saputo adeguarsi agli stili di vita e alle abitudini che si modificano, al territorio che cambia e al lavoro che si trasforma. Occorre un progressivo abbandono del mezzo privato, a favore di quello collettivo, unico strumento che abbiamo per affrontare la transizione ecologica”. Tra le parole chiave che hanno animato l’assemblea primeggiano infatti sostenibilità, green e decarbonizzazione. Sempre Pugliese ha aggiunto che occorrono “misure coraggiose” per ripensare gli spazi, come la chiusura al traffico dei centri storici.
I fondi stanziati nel 2024
“Spesso non sappiamo con chi prendercela, dobbiamo prima capire a quali porte bussare per chiedere conto delle loro responsabilità”, ha dichiarato l’ingegnere Angelo Marinoni della Fondazione Slala, che durante l’assemblea ha presentato un suo studio sul cambiamento del Tpl in Piemonte. Secondo Marinoni, la crisi degli ultimi anni sarebbe da attribuire a due “pessime idee nazionali”: il decreto legislativo n. 422 del 1997, che prevedeva il conferimento di più funzioni agli enti locali sul trasporto pubblico locale, e la legge Delrio del 2014, che avrebbe “tagliato fuori le province nella pianificazione dei servizi”. Inoltre, a livello regionale, Marinone ha insistito sulla stagnazione delle risorse annuali stanziate per Tpl e ferrovie: nel 2024 sono stati investiti in tutto 530 milioni, dei quali 405 provenienti dal Fondo nazionale trasporti. Ciò significa che la Regione ha integrato del 30% la somma ricevuta, mentre la vicina Lombardia del 75%.
Parola agli studenti
Spazio anche al punto di vista studentesco. Pasquale Scordo, coordinatore dell’Udu Torino, ha raccontato i disagi di chi vive odissee giornaliere per arrivare a lezione e ha posto l’accento sulla poca attenzione riservata ai trasporti nell’agenda politica. Scordo non ha parlato solo di efficienza, ma anche di accessibilità economica: una delle principali richieste del sindacato studentesco è la riduzione del costo degli abbonamenti per chi studia. Oltre agli ostacoli per la realizzazione della Metro 2, la rete metropolitana ha visto di recente tagli significativi alle corse notturne, peggiorando ulteriormente la carenza di Tpl alle ore piccole. “I night buster dovrebbero essere implementati ovunque, perché Torino non si ferma la notte: non si tratta solo di uscire per intrattenersi, ma anche di altre esigenze”, ha detto il coordinatore dell’Udu Torino.