“Se la situazione non migliora, stasera smonto lo stand e torno a Roma”. Usa tutto il tuo accento romano Paolo Guazzo, 38 anni, editore della casa Cliquot, per sfogare la sua delusione. Lui è uno dei trenta espositori confinato al Padiglione 4, il tendone separato e dimenticato dal Salone del Libro. Raggiungere la struttura esterna è una sfida. Mancano le indicazioni e le grandi case editrici calamitano l’attenzione del pubblico negli spazi principali. E con il sipario calato sul secondo giorno, lo scenario è rimasto invariato. “Ho pagato 1400 euro per questo spazio e nelle prime 24 ore ho venduto solo due libri. È come se non fossimo al Salone”.
Le richieste degli espositori
Nella sera del giorno inaugurale una delegazione di piccoli editori si è fatta portavoce dei malumori con gli organizzatori. Chiede il rimborso del 50% della tariffa per lo stand e il miglioramento delle indicazioni per raggiungere il padiglione. Due richieste che non sono state soddisfatte. Il discorso risarcimento è rinviato a dopo la chiusura. Per la segnaletica, invece, il Salone aveva promesso di perfezionare da subito il percorso con teloni, tappeti e cartellonistica. Ma per ora gli unici interventi sono una freccia di cartone e una dozzina di fogli con il percorso evidenziato, attaccati alle pareti con lo scotch. E nel cartello all’interno del Padiglione 2, il riferimento al tendone riguarda solo l’area ristoro e la struttura non è raffigurata.
Perché sono stati spostati nel tendone
Fino al 25 aprile, ai piccoli editori era stato assicurato lo stesso posto dell’anno scorso, nei padiglioni principali. Ma il ritorno dei grandi editori al Salone del Libro, con stand mastodontici, ha rimescolato le carte. Pur di non escludere nessuno, il direttore Nicola Lagioia ha così optato per ampliare lo spazio del Salone con una struttura appendice. “Ma non si poteva utilizzare l’Oval?” rilancia Giorgio Paderno di Rosa Croce d’oro editori.
“Mai una disorganizzazione così”
“Rimaniamo confinati in fondo a destra, come le toilette. Ma almeno loro sono segnalate” si lamenta Daniele Degiorgis di Nora Book & Coffee, una casa editrice che si occupa di diritti delle donne e LGBT. “Vengo al Salone dal 2012, ma una disorganizzazione così mi stupisce: il primo giorno mancavano addirittura gli estintori”. Ma c’è chi, pur di esserci, ci passa sopra. Come Alberto Ferrini e Fabio Zo, giovani ideatori dell’app Kupata, una piattaforma digitali per ritrovare oggetti smarriti. Sorridenti e socievoli nonostante siano relegati in un angolo del tendone: “Già la posizione esterna non aiuta, in più il caffè letterario all’ingresso del tendone oscura tutti gli stand intorno. Ma meglio di niente, per noi essere qui è una grande occasione”.