Non sono previsti i tempi di recupero nel nuovo torneo Football Communities, organizzato per la prima volta quest’anno da A.s.d. BalonMundial Onlus. Per cui il gioco quasi non si ferma, né quando il numero 6 del TerremondoOfficial Team cade a terra dopo un colpo di testa mancato, né quando l’avversario dello Sharing Team perde una scarpa in corsa. I passaggi sono sporchi, i tiri alti e troppo forti. Le rimesse laterali finiscono una dopo l’altra fra gli alberi o in strada, aldilà della rete; ma non passa nessuno nella periferia sonnolenta di Barriera di Milano la domenica mattina. Chi è lì a fare il tifo applaude entusiasta, non importa il grado di bravura.
I giocatori arrivano coi pulmini dei centri di accoglienza della Città metropolitana di Torino in cui sono ospitati. Prima di questa un’altra partenza, molto più lontana: Ghana, Gambia, Guinea, Costa d’Avorio, Somalia, Senegal, Mali, Nigeria. Mentre sono in attesa dei giudizi di Commissione territoriale e Tribunale per la richiesta di asilo, il torneo offre loro un’occasione di incontro sui campi di calcio messi gratuitamente a disposizione dalla circoscrizione 6 del Comune.
Il bilancio della giornata d’esordio conta sette partite (giovedì alle 20 si recupera Buio Pesto – Casa Rondine) e 27 gol. Con un 6-2 contro i Ragazzi di Orso, la squadra Centro Fenoglio sembra essere la favorita. Espulsioni e diverbi non mancano e a metà del secondo tempo di Nemo – Città dei ragazzi un contrasto a centrocampo scatena una rissa. Il primo a far volare i pugni è Mustafa, numero 10 di Città dei ragazzi, che viene accompagnato fuori dal suo dirigente. Non giocherà più nessuna partita, anche se la sua squadra ha vinto 3 a 1.
Le regole sono tre e vanno rispettate, spiega Daniele Consoli, uno degli organizzatori di BalonMundial: parlare italiano, essere puntuali, rispettare compagni e avversari. Lo scopo è di non far isolare i gruppi francofoni o anglofoni che si formano all’interno dei centri e dare ai ragazzi insegnamenti utili per gli studi o la ricerca di un lavoro.
AboudalaDembele, ventisettenne partito dal Mali sei anni fa per contrasti con la famiglia, racconta di un viaggio attraverso la Libia e il mare. L’italiano perfetto che parla l’ha imparato giocando e oggi lavora come meccanico. In qualità di dirigente della squadra maliana è venuto al campo “Regaldi” per osservare le partite di Football Communities e trovare un portiere e un attaccante forti per il torneo di giugno.
Pedro Montoya Arce, 61 anni di cui 23 a Torino, è l’allenatore del team peruviano: “La maglia della nazionale dev’essere sudata e meritata perché si rappresenta il Paese davanti a tutti. Chi ha un comportamento arrogante o scorretto, per me non gioca” afferma.
Questo il fondamento della prima edizione del torneo per i richiedenti asilo, lo stesso alla base del BalonMundial ideato undici anni fa. Uefa Foundation for children e Street Football World hanno finanziato il progetto, Uisp Torino ha offerto supporto e agevolazioni. Perché Football Communities possa avere un seguito e dare a chi vive in un limbo di attesa, a volte lungo anche due anni, un appuntamento a cui prepararsi.