Torna la Giornata nazionale dell’informazione costruttiva

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Martedì 3 maggio è la Giornata mondiale per la libertà di stampa: l’occasione più adatta, secondo Luca Streri del Movimento Mezzopieno, per parlare e confrontarsi su come si debba ripensare il modo di fare informazione, renderla uno strumento che favorisca consapevolezza e benessere per la società. Con questo spirito, arriva alla sua seconda edizione la Giornata nazionale per l’informazione costruttiva, organizzata dal Movimento Mezzopieno, insieme a giornalisti e giornaliste, e a un centinaio di organismi, tra enti promotori, aderenti e patrocinatori. 

In programma, eventi e momenti di confronto. Il primo è trasmesso in diretta streaming dalle 9 alle 13, sul sito dedicato alla giornata (qui). Parteciperanno una ventina di relatori: oltre a Luca Streri, Nicola Perrone, Chiara Giaccardi e molti altri, interviene Paolo Piacenza del Master di Giornalismo Giorgio Bocca di Torino, che insieme a Chiara Davico, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, illustra il progetto Papageno, incentrato su come i media possono contribuire a ridurre l’effetto di emulazione con alcune attenzioni nel fare cronaca dei casi di suicidio, reale o presunto.

Dalle 14 alle 17 la Giornata nazionale per l’informazione costruttiva prosegue in presenza a Milano, presso l’hotel Manin (in via Manin 7) l’evento di formazione “Il giornalismo che vorrei. Costruire e valorizzare un giornalismo più costruttivo e al servizio del bene comune e ricreare la fiducia nei lettori”, organizzato da Mezzopieno, insieme a Constructive Network, Dirittodellinformazione.it e Freelance Network Italia.

I quattro promotori, per ampliare la riflessione e coinvolgere anche lettori e lettrici, hanno lanciato un’indagine nazionale: “Il giornalismo che vorrei”. Durante la giornata verranno presentati e analizzati alcuni dati emersi dall’indagine.

Lo scopo della Giornata è coinvolgere il mondo dell’informazione italiano e sensibilizzarlo su un giornalismo che sia al servizio della società. Per questo, si può aderire anche senza seguire gli eventi. Partecipare è semplice e aperto a tutti, quotidiani, periodici, radio, televisioni e social network: basta pubblicare o dare risalto a notizie, approfondimenti e reportage di storie costruttive. Insieme, si dimostra che è possibile un giornalismo libero da sensazionalismi, polemiche, fake news, in grado di aiutare le persone a comprendere la realtà. Un giornalismo che riporti fiducia nel mondo degli esseri umani.

Se la partecipazione dal basso – realtà più piccole, i giornali locali, blog, social media manager – è assicurata, quello che ancora manca e che Streri si augura possa arrivare l’anno prossimo è la partecipazione delle testate più grandi, come i quotidiani cartacei o i telegiornali nazionali: “Quest’anno è arrivato il patrocinio della Rai che già è un ottimo appoggio. Vediamo ancora dei tentativi troppo timidi, come se si avesse paura di esplorare un mondo sconosciuto. Noi ci stiamo impegnando per raccontare ai grandi editori che rende anche questo modo di fare informazione”.

Il Movimento Mezzopieno – proprio come dovremmo vedere il bicchiere – nasce nel 2014, dall’esperienza di Luca Streri come missionario in India: “Ogni volta che tornavamo a casa, ci rendevamo conto di quanto eravamo fortunati senza saperlo. Siamo campioni del mondo di lamentela, noi italiani”. Streri, insieme ad altri volontari come lui, ragiona su come migliorare la situazione: “Da noi non serviva tanto una missione come quelle che facciamo in India, serve aiutare le persone a cambiare sguardo”.

Creano un blog, dove scrivono le belle notizie, in un periodo, il 2014, pieno di negatività, nel bel mezzo dell’onda lunga della crisi finanziaria: cresce l’adesione e Mezzopieno diventa movimento. Nel 2018 parte una campagna nazionale per la parità dell’informazione positiva: “L’obiettivo era arrivare almeno al 50% di buone notizie nei giornali e nei telegiornali”. Quella che all’inizio era una provocazione, raccoglie moltissime adesioni, “oltre settemila, tra cui molti giornalisti”.

La campagna, continua Streri, è stata terreno fertile per riflettere su cosa si intende per “buona notizia”: “Abbiamo voluto un supporto accademico che ci aiutasse a trovare una definizione”. È  cresciuta l’esigenza di confrontarsi e diffondere un modo diverso di fare informazione: “Così abbiamo creato questa Giornata”.