La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

“Torino si slega”, analisi sulle Sardine in piazza Castello

Anche Torino si è unita al banco delle sardine. Il movimento nato a Bologna il 21 novembre ha fatto tappa sotto la Mole lo scorso 10 dicembre nel viaggio per le piazze d’Italia che si è concluso a Roma a piazza San Giovanni per una riunione nazionale.

L’evento di piazza Castello della Torino che “non si lega” è nato, anche in questo caso, da un gruppo Facebook, con l’obiettivo di raccogliere tra palazzo Reale e palazzo Madama seimila persone. Un risultato che gli organizzatori e alcuni osservatori esterni giudicano ampiamente raggiunto, visto il colpo d’occhio dell’area occupata dai manifestanti.

La piazza

La vera novità di Torino rispetto alle altre piazze di sardine è stata un’iniziativa inaugurata da Nicolò Pagani, un professore di liceo diventato famoso quando un mese fa aveva abbandonato il programma l’Eredità dopo averne vinto diverse puntate per tornare a insegnare.

Pagani ha invitato tutti i partecipanti a portarsi un libro da casa per uno “scambio spontaneo di cultura”. «In altre piazze ci sono le mani alzate con il saluto romano – ha detto –, in piazza a Torino le mani sono alzate con i libri. Ognuno ha portato un libro da casa, alziamoli tutti verso il cielo. I cittadini sono qui per dire che il linguaggio di certa politica non ci piace». Proprio lui ha iniziato lo scambio, regalando a un ex partigiano l’ultimo libro del giornalista torinese Massimo Gramellini, seguito poi da tutti coloro che stavano partecipando alla manifestazione.

Sulla presenza, invece, non ci sono riscontri, vista la mancanza di simboli, eccetto ovviamente la sardina. Ma in base alle reazioni della vigilia e ad alcuni messaggi postati sui social, pare che la piazza di Torino sia riuscita a suscitare entusiasmo sia tra coloro che qualche mese fa erano scese in quella stessa piazza per schierarsi a favore della Tav, sia tra coloro che da anni protestano contro l’Alta velocità in Val Susa. E in mezzo a loro elettori di sinistra «che non andavano in piazza dall’epoca dei girotondi», le manifestazioni contro il governo di Silvio Berlusconi organizzate nel 2002.

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Gli slogan, i protagonisti, i colori

Senza bandiere o simboli di partito: erano tante le persone che hanno raccolto l’appello degli organizzatori.  Giovani e anziani, molti avevano un libro con loro “perché i fascismi si combattono con la cultura”. “Noi siamo il risultato della mancanza,  il nostro è un modo per contaminare la politica”. Il primo a parlare dal palco allestito in Piazza Castello è Paolo Ranzani, volto torinese delle Sardine. Seguono altri interventi: sono soprattutto i giovani a prendere la parola.

La piazza è  stata inondata da sagome cartonate di sardine. Tante vignette che bersagliavano Matteo Salvini, slogan e parecchia musica. Alle sette e mezzo di sera la piazza ha intonato “Bella ciao” a bocca chiusa, nel ricordo delle donne vittime di femminicidio. Dopo gli ultimi interventi è stato cantato anche l’Inno di Mameli.

Alla manifestazione hanno partecipato diversi esponenti politici locali:  i consiglieri comunali Damiano Carretto e Mimmo Carretta del Partito Democratico, il presidente del consiglio comunale Francesco Sicari e l’ex sindaco di Torino Diego Novelli. C’era anche lo storico e sociologo torinese Marco Revelli, volto televisivo ed ospite fisso in alcuni programmi.

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Come fare una sardina

 

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Un movimento nel segno dell’ironia 

 

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I limiti e i punti di forza del movimento 

Intervista a Cristopher Cepernich, professore associato di Sociologia all’Università di Torino. Esperto di comunicazione politica e direttore scientifico del Master in giornalismo Giorgio Bocca, è stato da poco nominato delegato alla comunicazione nella squadra di governo del neo Rettore Stefano Geuna.

Come definirebbe il movimento delle Sardine? Si può paragonarlo a quello delle madamine?

“Le sardine non hanno una struttura e nemmeno un obiettivo politico dichiarato. Non hanno il problema di costruire un consenso strutturato: non devono raccogliere i voti. In questo senso l’analogia con il movimento delle madamine è forte. A questo punto bisogna chiedersi quale forma prenderà questo stato fluido della mobilitazione”. 

L’ultimo sondaggio fornito da Alessandra Ghisleri di Euromedia Research il 16 dicembre stima al 4, 4% per cento circa il potenziale elettorale delle sardine. Come leggere questo dato? 

“Se è così si tratta di una riattivazione dei circuiti elettorali.  Ma le Sardine non stanno attivando il circuito degli astensionisti cronici. Si posizionano politicamente contro Salvini, tra il centrosinistra e il movimento cinque stelle. Non possono esprimere una ideologia precisa, perché coprono uno spazio dove ci sono diverse realtà. L’unica cosa che non c’è, qui, è la destra sovranista”.

In Emilia Romagna le Sardine nascono in vista delle elezioni regionali. Allora come spiegare la presenza del movimento anche in altre regioni? Il movente è l’antisalvinismo?

“Un po’ debole come motivazione. Bisogna capire dove vogliono andare le Sardine al di fuori dell’Emilia Romagna, in tutte le città dove si sono svolte le manifestazioni. Dal punto di vista elettorale le Sardine non credo che avranno una grossa capacità di attivazione. Rivolgono una critica a Salvini ma, per il solo fatto di esistere, criticano implicitamente sia il centrosinistra che il Movimento Cinque Stelle. Tuttavia non hanno una proposta politica definita. Questo è il loro punto di debolezza”.

Come vede lei l’antisalvinismo attuale?

“L’antisalvinismo ricorda, da vicino, l’antiberlusconismo. Un modello di gioco proposto dai girotondini. Un movimento nato dopo la celebre frase di Nanni Moretti (“con questa sinistra non vinceremo mai”).

I girotondi hanno alimentato ancora di più l’antiberlusconismo: uno schema di gioco classico della politica italiana. C’è però un fatto da tenere in considerazione: Berlusconi ha governato quasi per vent’anni alternando anche sconfitte. È stato egemonico dal punto di vista della cultura politica. Salvini non è onnipotente, ma senza dubbio oggi è il principale attore politico italiano. La sua narrazione è molto potente e la contronarrazione che viene fatta alla fine contribuisce a metterlo al centro. A me sembra che le Sardine ora stiano provando a spostare l’attenzione da Salvini a ‘noi siamo antirazzisti’, ‘siamo per una politica migliore’. Però non riescono a fornire risposte diverse”.

Come si spiega il successo delle Sardine?

“Le Sardine funzionano perché sono un contenitore di ideologie differenti, come nel caso del “Si Tav”. Il senso di queste mobilitazioni è che allargano il perimetro ideologico mettendosi contro a qualcosa. La mobilitazione di piazza funziona, vedasi il caso Si Tav. Una manifestazione per la quale quarantamila persone sono scese in piazza senza bandiere di partito, affermando di non essere di ‘centrosinistra’. Una piattaforma larghissima unita da una canzone come ‘Bella Ciao’, una canzone partigiana, non di sinistra,. Fondativa della storia costituzionale”.

Ma per quanto tempo durerà l’entusiasmo nelle piazze?

“La fase di effervescenza non dura per sempre: è temporanea e strutturale. O il movimento si struttura e diventa un partito oppure finisce rapidamente nel dimenticatoio. Non ci sono altre strade”.

Quale futuro vede per loro?

“Mi viene in mente il caso del Movimento Cinque Stelle: i primi Vaffa Day, gli amici di Beppe Grillo e la nascita ufficiale del Movimento. La strutturazione del movimento è essenziale. O le Sardine strutturano una propria istanza oppure la cosa non dura. È fisiologico che le persone decidano di non scendere più in piazza. Dare un obiettivo alla mobilitazione significa questo”.

Le Sardine finiranno con le elezioni del 26 gennaio in Emilia Romagna?

“Le Sardine sono nate in una regione dove molti elettori del centrosinistra hanno avvertito il pericolo di una vittoria salviniana. Da lì si è sviluppata la loro intuizione e il successo della piazza. Il rischio è che le Sardine – nate a Bologna – possano finire la loro parabola nel capoluogo emiliano. Lo stesso rischio del movimento “Si Tav”: un’effervescenza che non si tramuta in concretezza politica”.

 

RICCARDO LIGUORI 

CHIARA MANETTI 

RICCARDO PIERONI 

ADRIANA RICCOMAGNO 

JACOPO TOMATIS 

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