Il prossimo Torino Pride non solo partirà da un luogo fisico diverso, ma anche da obiettivi più ampi, intersezionali da un lato, aperti a tutte le istanze, dall’altro. “Non posso permettermi il lusso di combattere una sola forma di oppressione. Non posso permettermi di credere che la libertà dall’intolleranza sia il diritto di un solo gruppo particolare”, spiega Angela Mazzoccoli, segretaria del Coordinamento Torino Pride, riprendendo le parole di Marti Bas.
La manifestazione, che partirà dal quartiere Aurora per concludersi al Parco del Valentino, si arricchisce così di una vera e propria piattaforma politica che elenca una serie di rivendicazioni. “Tacchi rotti, eppur bisogna andar…”, è il titolo del Pride del 17 giugno. Riprendendo le note della canzone partigiana “Fischia il vento”, scritta nel 1943 dal partigiano Felice Cascione, vittima poi del piombo nazista, la manifestazione vuole essere “arrabbiata e resistente”. “Siamo stufe e stufi di dover chiedere la piena uguaglianza e la piena parità che sono sancite già nella nostra Costituzione – spiega il portavoce del Torino Pride Marco Giusta – e quindi continueremo a lottare, lo facciamo in maniera stanca perché siamo consapevoli che meriteremmo solo di essere felici”.
“Il Pride è la principale manifestazione della città per il riconoscimento dei diritti – dice Jacopo Rosatelli, assessore a politiche sociali, salute, casa, diritti e pari opportunità del Comune di Torino –, rappresenta la pluralità della società. Ma la normativa per il contrasto delle discriminazioni è insufficiente”. Se la manifestazione ha ottenuto il patrocinio del Comune, della Città metropolitana, dell’Università, del Politecnico e dell’Ordine professionale delle infermiere e degli infermieri, il Coordinamento non ha chiesto quello della Regione. “Non ci interessa”, spiega Giusta, prendendo di mira le presunte misure di “razzismo istituzionale” e “attività che vengono fatte nei confronti delle minoranze oppresse”.
“Il Politecnico continua a esserci – commenta il rettore Guido Saracco –. È uno sforzo di collaborazione tra diversi enti e settori. Per molti studenti e studentesse l’arrivo a Torino rappresenta l’inizio di nuova vita. A volte c’è la difficoltà di manifestarsi: l’università è un luogo complesso e spesso i problemi sono a tutto tondo. C’è bisogno di un progresso che faccia stare meglio tutti. Le nuove generazioni, su questo fronte, sono molto meglio di quelle che escono. E in questo il nostro ruolo è fondamentale: siamo un luogo in cui si formano le nuove generazioni”.
“Combattere battaglie per rendere il mondo un luogo migliore è scienza – prosegue il rettore dell’Università Stefano Geuna – e l’Università vuole portare un messaggio scientifico”.
Con la presentazione della manifestazione, il Coordinamento Torino Pride lancia un appello affinché i giornali adottino un linguaggio più inclusivo possibile. La Stampa parteciperà al Pride un proprio carro.
Al termine della parata sarà organizzato un party, con cena a buffet al Centralino Club con opzioni vegetariane, vegane e senza glutine, per venire in contro a tutte le esigenze possibili.