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Torino si mobilita per i diritti di lavoratori e studenti

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È giornata di proteste a Torino. La città ha deciso di prendere parte allo sciopero nazionale riempiendo le piazze con istanze diverse. Il presidio più partecipato è quello dei sindacati in piazza Castello, indetto da Cgil e Uil. “Siamo qui non solo per bocciare l’operato del governo, ma anche per difendere il diritto allo sciopero”, dicono. Secondo i primi dati le adesioni sono alte in tutti i settori, dal trasporto urbano torinese (70%) ai lavoratori Amazon (50%) e Fedex (70%), fino ai servizi non emergenziali della sanità (100%).

Dall’altra parte della piazza c’è anche il sindacato degli infermieri, Nursind, contro il taglio delle pensioni “dopo una vita in corsia”. “Siamo stati eroi durante il Covid – dice Ortensio Scozzafava – e adesso vogliono privarci di quel poco che abbiamo”. Il segretario Andrea Bottega attacca l’articolo 33 del ddl Bilancio, che riguarda il ricalcolo retributivo degli assegni previdenziali, “di cui chiediamo l’abrogazione. Tutte le altre soluzioni cui il Governo sta pensando in questo momento non fanno altro che accelerare la fuga degli infermieri. Un’ulteriore emorragia che davvero non possiamo permetterci”, sottolinea.

La scuola

Nel frattempo circa 500 studenti universitari sono partiti in corteo da piazza XVIII Dicembre, alcuni dei quali avevano trascorso la seconda notte a Palazzo Nuovo, in occupazione da martedì pomeriggio. I manifestanti questa mattina protestano contro la riforma della scuola voluta dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara e a sostegno dei palestinesi nel conflitto con Israele. Quando il corteo, a metà percorso, raggiunge la fermata Re Umberto della metro, viene rimpolpato dal presidio di Cub Scuola, formato da diversi rappresentanti degli istituti torinesi davanti all’Ufficio Scolastico Regionale. “Chiediamo aumenti retributivi e fondi per le scuole – dichiara Giulia Bertelli, coordinatrice provinciale Cub Scuola – e di fermare i dimensionamenti”. La lista di richieste è lunga. “Siamo contro la militarizzazione della scuola nell’immaginario delle nuove generazioni. C’è un aumento di spese militari e un taglio ai servizi pubblici”. 

Il corteo

Quando gli studenti e i rappresentanti delle scuole si uniscono in corteo, sale la tensione. I manifestanti chiedono di andare in piazza Castello per raggiungere gli altri sindacati, ma la polizia li blocca prima in via dell’Arsenale, poi in via XX settembre e ancora in via Roma e Lagrange. Gli studenti non desistono e parte qualche manganellata. Un ragazzo sviene. A quel punto il corteo decide di passare dal parcheggio sotterraneo che parte da piazza Carlo Felice, per sbucare davanti all’ex palazzo della Regione e bruciare una bandiera di Israele.

Traffico in tilt

Intanto il centro città è intasato, complice la mancanza dei mezzi di trasporto, non garantiti dalle 9 alle 13. Di autobus, in effetti, ne passa uno ogni tanto. E intanto il numero delle auto sale insieme alla tensione di chi si trova intasato. I punti più critici sono coordinati dai vigili, e si riconoscono non tanto dalla presenza di uniformi quanto dalla quantità di clacson in azione.

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