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Torino: sempre più donne medico, ma gli uomini fanno carriera

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Nel sistema sanitario italiano il primario, o dirigente medico di secondo livello, è la figura responsabile di un reparto. Il suo ruolo prevede ampi poteri: programma il lavoro dei collaboratori, dà le direttive di diagnosi e cura, vigila sul personale tecnico e sanitario sottoposto. I numeri mostrano che, in almeno due grandi aziende ospedaliere torinesi, i primari uomini sono molti più delle donne.

La Città della Salute e della Scienza di Torino, polo sanitario più grande d’Europa con oltre 9mila dipendenti, impiega 32 primari uomini e 12 donne. Una disparità che non si riflette nel personale sottoposto: i medici uomini sono infatti in minoranza, 630 contro 697 donne.

Il dato è altrettanto evidente per l’Ospedale Mauriziano: tra i medici, gli uomini sono 172 e le donne 155; di questi, i dirigenti di secondo livello sono 20 uomini e solamente 3 donne. Sempre al Mauriziano, peraltro, risultano 2 le donne “facenti funzione di primario”, che svolgono quindi i compiti di un primario senza che il ruolo sia loro riconosciuto pienamente. Nessun uomo, al momento, è “facente funzione”.

La promozione al ruolo di primario dipende anche dall’anzianità e dal numero di pubblicazioni. Per quanto riguarda la prima, i dati forniti a inizio marzo dalla FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) sono espliciti: tra gli ultrasettantenni, l’82% dei medici è uomo; tra gli under 65, le donne sono la maggioranza (54%). In relazione al numero di pubblicazioni, e quindi al tempo necessario per curare un articolo scientifico oltre ad esercitare la professione medica, il report Istat del 2019 “I tempi della vita quotidiana” permette di avere un quadro più completo: “Quando le donne contribuiscono al reddito familiare si generano squilibri più o meno forti, dovuti in parte alla resistenza degli uomini a condividere pienamente i carichi di lavoro familiare, e in parte alla difficoltà delle donne ad abbandonare il ruolo di principale responsabile” nel lavoro domestico. Il tempo medio dedicato ogni giorno ai lavori domestici è di quasi 6 ore per una donna, di appena 2 ore per un uomo. Non sorprende, quindi, una ricerca del Sole 24 Ore dello stesso anno: tra le donne che ricoprono “un ruolo importante e di rilievo” in ambito medico, il 30% è single o separata; la percentuale scende al 10% per gli uomini.

È legittimo chiedersi se la disparità nel numero di primari donne sia presente anche in altre aziende ospedaliere del Piemonte. La Regione ha affermato che non esistono dati aggregati sul tema. Per questo, l’indagine dovrà proseguire, ospedale dopo ospedale.