La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Non chiamatele mense dei poveri! A Torino aumentano i senza dimora

condividi

L’Arci Torino ritrova la sua vocazione mutualistica e lancia un progetto di mense popolari per i più bisognosi, in città e nell’hinterland torinese. Per la precisione si tratta di quattro mense e quattro centri di raccolta e distribuzione del cibo invenduto.

Tutto questo è “Fooding – Alimenta la solidarietà”, realizzato da Arci Torino nell’ambito dei Progetti a Rilevanza Locale del 2018 della Regione Piemonte, finanziati con fondi del Ministero del Lavoro e del piano Emergenza Freddo del Comune di Torino.

Il programma è stato presentato alla stampa martedì 26 marzo nel Comitato Arci Torino di via Verdi 34.

 

Non chiamatele mense dei poveri!

“Non chiamatele mense dei poveri – fa notare il presidente del Comitato Arci Torino, Andrea Polacchi – Le mense di Fooding non sono solo luoghi di accoglienza, aperti a tutti senza distinzioni di provenienza o nazionalità, nei quali consumare un pasto caldo, ma anche spazi di socializzazione, punti di accesso ai servizi e ai diritti, luoghi di raccolta e distribuzione di cibo invenduto. Spazi accoglienti e sicuri in cui trascorrere il tempo, riallacciare reti sociali e tracciare una prospettiva di fuoriuscita dalle difficoltà economiche e sociali, dalla solitudine in cui tante persone sono precipitate. Fooding nasce dalla volontà di creare le condizioni perché le persone possano rialzarsi e ritornare autonome”.

Questo progetto è reso possibile grazie al contributo dei soci e volontari che donano ore e risorse per la realizzazione delle attività e a una rete di partner ampia che unisce soggetti diversi, interni ed esterni all’Arci.

Infatti, Fooding è organizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Persone Senza Dimora, e vuole essere non solo uno strumento di lotta alla povertà, ma un’opportunità per delle persone di costruire reti, di non essere sole. Non assistenzialismo, insomma, ma l’occasione per entrare nei circoli, viverli, conoscere altre persone. Previsti anche percorsi di orientamento al lavoro e scrittura di curriculum.

 

Cosa prevede e dove trovare le mense

Due nuovi centri di raccolta e distribuzione del cibo invenduto: uno in via Moretta 55bis (Quartiere San Paolo, Circoscrizione Tre, gestito dall’Associazione Diskolè: qui è attivo anche uno sportello di segretariato sociale) e uno negli spazi dell’Associazione Minollo-Spazio Alkadia (gestito dall’Associazione Minollo in via Foligno 14, per i quartieri Borgo Vittoria e Madonna di Campagna), nella Circoscrizione Cinque. Sarà raccolto il cibo invenduto dei mercati di Borgo Vittoria e corso Cincinnato.

In più, saranno attivate quattro mense popolari.

Una mensa a Torino, in Via Carlo Ignazio Giulio 25/bis (“L’Isola che C’è” al Circolo Arci La Cricca). Telefono: 0115211653

Altra mensa a Chieri, in Via Papa Giovanni XXIII (Reciproca Mensa gestita dalla Cooperativa Patchanka). Telefono: 3498078174

Mensa anche a Moncalieri, in Via Praciosa 11 (Circolo Arci Dravelli). Telefono: 0116068509

Infine a Carmagnola, in Via Savonarola 2 (Mensa Popolare di Casa Frisco gestita da Karmadonna APS). Telefono: 0112638095.

Il progetto durerà fino a fine agosto 2019.

 

A Torino, aumento dei senza dimora.

Anche il presidente dell’Associazione Italiana Persone Senza Fissa Dimora, Antonio De Prisco, fa leva sulla capacità di autodeterminazione dei senza dimora. A tal proposito, su nostre precise domande, Sergio Baudino, responsabile del Servizio Adulti in Difficoltà del Comune di Torino, ci ha fornito qualche dato su cui riflettere.

Sono 1659 le persone che nel 2018 hanno alloggiato presso le case di ospitalità notturna, ossia i dormitori a gestione comunale, funzionanti tutto l’anno. Centocinquanta in più rispetto al 2017. Il Comune però attende con ansia i possibili effetti devastanti del decreto sicurezza, che porterebbe a un ulteriore incremento dei senza dimora. Solo nella mensa comunale di Cottolengo sono stati serviti in media 500 pasti al giorno. Il 70% dei senza dimora sono stranieri, il 20% donne.

I servizi comunali sono assistenzialismo puro? Quanti di questi utenti riescono a cambiare vita secondo quel principio di autodeterminazione su cui si fonda il progetto Fooding? Non abbiamo risposte dalle istituzioni locali.

NICOLA TEOFILO