Passi avanti per la Decisione di esecuzione, ossia il primo atto di impegno formale che assumerebbero Italia e Francia nel realizzare la Torino-Lione e, quindi, non solo il tunnel di base, ma anche le tratte di accesso che vanno da Torino a Bussoleno e da Saint-Jean-de-Maurienne fino a Lione. Inoltre, è necessario accelerare i tempi di intervento sulla frana della Maurienne, che dal 27 agosto blocca il tunnel ferroviario del Frejus, di collegamento tra l’Italia e la Francia.
È quanto emerso il 14 dicembre durante la riunione della Commissione intergovernativa per la nuova linea Torino-Lione. Un incontro, che si è svolto al Grattacielo della Regione, con la presenza del governatore Alberto Cirio, l’assessore ai Trasporti della Regione Marco Gabusi, l’assessore all’Urbanistica di Torino Paolo Mazzoleni e che anticipa l’apertura dei lavori del cantiere di Chiomonte di lunedì 18 dicembre. Un giorno importante per i lavori della Torino-Lione, che sancisce l’inizio dei lavori sul lato italiano, e che vedrà anche la presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. La riunione ha visto la partecipazione della coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo Iveta Radicova e dei capi delegazione della Conferenza intergovernativa di Italia e Francia, Paolo Foietta e Josiane Beaud.
Su quanto emerso durante l’incontro la redazione di Futura News ha intervistato Paolo Foietta.
Quali sono i principali temi emersi durante la riunione del 14 dicembre?
Dall’incontro è emersa innanzitutto una situazione particolarmente complessa, da entrambe le parti, sia dall’Italia che dalla Francia, a causa della frana di Maurienne, che rende molto più difficile sia il passaggio delle merci che il traffico dei passeggeri. C’è, poi, un insieme di altri problemi che sono connessi al servizio di Autostrada ferroviaria alpina, che normalmente trasporta 36mila semirimorchi all’anno togliendoli dalle strade e che ora è interrotto. Durante la riunione, quindi, l’Italia ha chiesto alla Francia di fare bene e di fare in fretta, perché i termini e i tempi che prevedono di arrivare all’autunno del 2024 non sono accettabili in termini di costi e di danni, anche ambientali.
E per quanto riguarda la Decisione di esecuzione, invece?
La Commissione europea insiste perché si faccia un atto unico di programmazione che comprende tutta la Torino-Lione, quindi da Torino fino ad arrivare a Lione, e non solo la parte del tunnel che collega Bussoleno a Saint-Jean-de-Maurienne. La Commissione europea intende, infatti, vincolare in futuro i suoi finanziamenti all’esistenza di tali patti. Se non c’è un atto di esecuzione, non ci sono i soldi. Sono due anni che ci stiamo lavorando. La situazione si sta sbloccando con grande fatica. E c’è stato un passo in avanti, cioè è stata data una definizione più precisa del documento con l’obiettivo di arrivare entro giugno all’approvazione dalla Commissione europea di questo documento, che è l’ultima data prima delle elezioni europee.
Pensa che si riuscirà a consegnare questo piano a giugno?
Per quanto riguarda l’Italia sicuramente sì. Per quanto riguarda la Francia, invece, stiamo spingendo perché lo faccia. La definizione dell’asimmetria che è stata accettata dalla Commissione europea in questo senso è molto utile, nel senso che il documento se può essere asimmetrico vuol dire che avrà una migliore precisione per la parte italiana rispetto a quella francese. Quindi, questo tipo di riconoscimento permette di arrivare a portare a casa un primo obiettivo per giugno, se non c’è un vincolo di definizione, dettaglio e simmetria tra i due paesi.
Si è indicato come anno di fine dei lavori il 2032, me lo conferma?
Allora, per quanto riguarda il tunnel di base e per quanto riguarda anche l’entrata di accesso per l’Italia, la programmazione rimane quella del 2032, che è coerente. Per quanto riguarda, invece, la parte francese è ancora in corso di definizione. È quanto dovremmo riuscire a fare entro giugno. C’è una simmetria di fatto con l’Italia, che è più avanti nella sua definizione di quella che è la parte francese, riconosciuta anche dalla Francia.
Sul fronte delle proteste, qual è la situazione?
Le tensioni si stanno riducendo e soprattutto le caratteristiche di chi protesta sono cambiate. Una volta chi protestava erano valsusini, adesso chi protesta sono i centri sociali. Non solo i centri sociali di Torino, ma anche di Milano. Negli ultimi scontri che ci sono stati, in occasione della manifestazione dell’8 dicembre, la maggior parte di quelli che sono stati fermati arrivavano da Milano. Fanno molto rumore, non c’entrano più con la Val di Susa e sono numericamente molto più limitate. La manifestazione, secondo le stime della Questura, ha visto coinvolte mille persone. Ricordiamo molto bene quando ce ne erano 20mila.