Lo stato attuale del cinema italiano, le prospettive future del settore e la necessità di ricostruire uno spazio di comunità con il pubblico. Sono alcuni dei temi al centro dell’evento inaugurale dell’ottava edizione del Torino film industry, la manifestazione dedicata ai professionisti del settore che si terrà nel capoluogo piemontese dal 20 al 25 novembre, in contemporanea con il Torino film festival.
“I registi devono camminare di più, stare con le persone. Bisogna difendere la qualità dei rapporti umani: solo così il cinema può crescere”, ha dichiarato durante l’incontro il regista Giorgio Diritti. La fotografia che emerge del rapporto tra pubblico e produzione italiana non è confortante. Rispetto al periodo pre-covid, gli spettatori nelle sale si sono quasi dimezzati: dai 98 milioni del 2019 ai 52 milioni del 2025. Il calo più marcato riguarda la fascia over 50, con una riduzione di circa il 45%, fenomeno probabilmente legato – almeno in parte – all’ingresso più massiccio del pubblico anziano nelle piattaforme di streaming durante la pandemia. “Mi dispiace che ci sia stata una forte pressione politica per mettere in crisi il cinema, ma non ci si può limitare a dire che i film non incassano per giustificare i tagli al settore”, ha aggiunto Diritti.
Se il pubblico va meno al cinema, aumenta però il numero di titoli prodotti. “Nel 2024 sono stati realizzati circa 460 film in Italia; nel 2025 comunque circa 330, ancora troppi per essere gestiti dalle sale italiane”, ha sottolineato Valentina Torlaschi, giornalista di Box Office, mensile specializzato sul mercato cinematografico. “I produttori dovrebbero puntare a realizzare meno film ma di maggiore qualità. Questo non significa fare più soldi, ma fare ciò che serve dal punto di vista culturale”, ha osservato nuovamente Diritti.
Sul territorio nazionale si contano 1.345 cinema e 3.500 schermi, dati relativamente stabili negli anni, seppur distribuiti in modo disomogeneo e concentrati soprattutto nel Nord Italia. Il settore della distribuzione – che in Italia, diversamente da altri Paesi, si regge soprattutto sulle monosale – ha quindi mantenuto una certa tenuta. A non reggere, come si è visto, è stato invece il livello del pubblico. “Tutti chiedono sostegni – afferma Diritti – ma il meccanismo più semplice è quello che in Francia esiste da decenni: il cinema è materia di insegnamento al pari di lettere. Non a caso il cinema francese non è mai in crisi”. Portare le scuole al cinema, dunque, per portare il cinema nelle scuole è l’idea che emerge dall’incontro.