Lux fuori dal Torino Film Festival, il gestore del cinema: “Problema di costi”

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“Il Lux non ospiterà il prossimo Torino Film Festival? Siamo rammaricati: il nostro cinema è una delle sedi storiche della rassegna – dice Ugo Chincheré, responsabile Dreamlight Cinemas, società che gestisce le tre sale di Galleria San Federico – Credo sia un problema di contenimento dei costi. Il Massimo è quello principale, il Reposi ha una capienza superiore a tutti gli altri: se volevano fare dei tagli è naturale che la scelta sia ricaduta su di noi”.

Dal Museo del Cinema fanno sapere che l’esclusione del Lux dalla 35ª edizione del Tff in programma dal 24 novembre e al 2 dicembre non è un problema di fondi (nel 2016 per organizzare la kermesse sono stati spesi 2 milioni e 228 mila euro) e che l’idea di ridurre il numero delle sale è nata dodici mesi fa, quando sono pervenute all’organizzazione alcune lamentele sulla troppa distanza tra una sede e l’altra. “Abbiamo cercato di concentrare le proiezioni sui cinema più vicini al museo – spiegano da via Montebello – L’anno scorso il pubblico si è lamentato di un’eccessiva dispersione e così abbiamo trovato questa soluzione”.

Una versione che non convince appieno, anche perché lo scorso anno si parlava di troppe poche sale per incastrare i tanti film in programma e della proposta di coinvolgere anche i cinema in periferia avanzata dalla sindaca Appendino. E poi la struttura più distante dal Massimo, che è quello di riferimento essendo gestito direttamente dal Museo del Cinema, è il Reposi di via XX Settembre, a un chilometro e mezzo dagli schermi di via Verdi (circa 20 minuti a piedi). “Ma il Reposi ha una sala di oltre 600 posti, non poteva essere tagliato – afferma Chincheré – Se il motivo è la dispersione allora anche il Classico di piazza Vittorio era uno dei papabili a rimanere fuori. Il Lux è a metà strada tra il Massimo e il Reposi in una posizione ideale. E poi nel 2016 la gente ha partecipato in massa: non mi pareva ci fosse l’esigenza di ridurre il numero delle sale. Pazienza, ci siamo organizzati in altro modo”.

A pesare sulla scelta potrebbe esserci la politica di contenimento dei costi imposta dalla presidente del Museo del Cinema, Laura Milani, che ha sostituito lo scorso giugno Paolo Damilano e ha subito dovuto rimediare a un buco nel bilancio del 2016 di 181 mila euro. Senza dimenticare il taglio di oltre 300 mila euro annunciato dal Comune di Torino, che sino ad oggi aveva garantito all’ente un contributo annuo di poco superiore ai 2 milioni di euro.

FEDERICO PARODI