Mentre a Milano gli studenti del liceo classico Manzoni lanciano un’occupazione per protestare contro l’eccesso di verifiche e interrogazioni al rientro dalla dad (“L’unica prospettiva che ci viene proposta è quella di una scuola utile solo a mettere voti, rimandare, mettere note e bocciare”, scrivono in un comunicato), anche i loro colleghi torinesi si trovano ad affrontare difficoltà simili. La situazione, però, varia da scuola a scuola.
“A maggio, abbiamo avuto almeno due verifiche al giorno tutti i giorni”, spiega Viola, 16 anni, vice rappresentante degli studenti al liceo Regina Margherita, “noi siamo in presenza per due terzi, quindi i professori devono fare lezione contemporaneamente in classe e online. Il risultato è che da casa le lezioni sono complicatissime da seguire, anche perché la connessione della scuola non basta, e in presenza si finisce perlopiù a fare verifiche e interrogazioni basate su quelle stesse lezioni seguite in dad”.
La didattica a distanza è un prolema anche secondo Giulio, 17 anni, rappresentante al liceo Massimo D’Azeglio: “L’alternanza scuola-dad è problematica, al punto che alcuni a questa modalità preferiscono stare 100% online”.
Martina, 18 anni, rappresentante al liceo Alfieri, concorda in parte: “Anche da noi alcune classi hanno un carico pesante, però – precisa – dipende dalle classi e dai professori. C’è chi è disposto a venire incontro e chi no. Penso sia anche dovere degli studenti segnalare quando ci sono difficoltà”.
La classe di Martina quest’anno affronterà l’esame di maturità: “Per noi è particolarmente dura, ma non si può evitare. La mole di lavoro è grande ma, penso, non sproporzionata. Dopo il ritorno in classe l’aspetto più difficile è stato la stanchezza fisica, non siamo più abituati a sostenere tutte quelle ore in presenza”.
Se all’Alfieri ci sono state “solo due o tre lamentele, quasi pari a zero” per la quantità di verifiche e interrogazioni, al D’Azeglio i rappresentanti si sono mossi in anticipo: “Condividiamo le ragioni della protesta a Milano. Noi siamo andati fin dall’inizio a trattare con la presidenza per cercare di regolamentare le verifiche selvagge di fine anno. Credo che questo abbia evitato, in linea generale, che la situazione peggiorasse”. Al Regina Margherita, invece, Viola ha “provato a portare un po’ di coscienza politica, perché la situazione è difficile per tutti. Però abbiamo visto in queste settimane, specialmente nell’ultima assemblea ad aprile, che il sentimento prevalente è la stanchezza. Ci sono state proposte di scioperi, ma con poche adesioni”.
“Sembra che gli studenti – continua Viola – non ci credano molto, la situazione pare loro irrisolvibile. La sensazione è che si stia aspettando solo la fine dell’anno, per vedere se il prossimo andrà meglio”.