Non portano solo zecche e malattie, ma devastano anche semine e raccolti. Oltre a questo, causano danni alle opere storiche e ai monumenti e sono una fonte di disturbo per bar e ristoranti all’aperto. Per questi motivi, Coldiretti Torino ha chiesto alla città metropolitana di attuare un piano per la riduzione del numero di piccioni sia in città che in campagna.
Coldiretti punta il dito soprattutto sui danni all’agricoltura. In questo periodo, infatti, vengono iniziate le semine primaverili che daranno i raccolti nel periodo estivo. Ma gli agricoltori si trovano spesso a dover fare i conti con enormi stormi di piccioni che vogliono divorare i semi appena interrati.
Lo stesso accade alla maturazione, quando i piccioni attaccano i frutti pronti per la raccolta. In particolare, i piccioni saccheggiano i fiori maturi di girasole, la soia e le spighe di grano. A differenza delle cornacchie, che sono cacciabili, per i piccioni non vengono attuati contenimenti.
Mecca Cici: “adottare un piano coordinato su scala provinciale”
Fino a questo momento, sono stati adottati soltanto timidi piani a livello comunale per la riduzione del numero di questi animali. Così il presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici: “Il piccione è una specie che non può essere gestita dai singoli comuni. Serve l’adozione di un piano coordinato su scala provinciale”.
Il piccione non rappresenta solo un problema diretto, ovvero quello del saccheggio di semine e raccolti, ma anche un problema indiretto, per le contaminazioni dei cereali stoccati e dei foraggi animali. Le stesse patologie di cui è spesso portatore possono attaccare anche gli allevamenti animali.
“Ricordiamo – dice ancora Mecca Cici – che la richiesta di adottare misure urgenti per depopolare i piccioni arriva non solo su sollecitazione dei nostri associati, ma anche di alcune amministrazioni comunali sempre più impotenti nella gestione di questo problema”.