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Lo Russo e i candidati Unito: Torino città universitaria?

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Torino può fare della sua dimensione universitaria una delle sue caratteristiche principali? Il tema al centro del dibattito “Come si diventa città universitaria”, organizzato da Alleanza per Torino, neonata associazione diretta da Pietro Garibaldi, che nella mattina del 5 maggio ha fatto da moderatore tra il sindaco della città, Stefano Lo Russo, e i tre candidati alla posizione di rettore dell’Unito: Cristina Prandi, Laura Scomparin e Raffaele Caterina.

Abitualmente, come ha sottolineato Garibaldi, per città universitaria si intende una città di dimensioni medie o medio-piccole il cui funzionamento ruota intorno alle esigenze di studenti e personale universitario, che rappresentano una parte consistente della sua popolazione residente. Ma è una sfida che coinvolge anche le grandi città.

Secondo il sindaco Lo Russo, per rientrare in questa categoria, bisogna “avere una dinamica di governo e promozione della città che fa dell’università una delle sue cifre caratterizzanti”. Ma come? E perchè? Non si può trattare solo infatti di prestigio internazionale. Questo è lo sfondo della domanda lanciata da Lo Russo ai tre candidati: “L’obiettivo della città universitaria è l’attrattività, intesa come il trattenere a Torino gli studenti che qui si laureano, o quello di offrire la qualità e l’accessibilità che sono il pregio dell’università pubblica italiana?”.

A parere del prof. Raffaele Caterina “non è pensabile che tutti coloro che si laureano a Torino restino a Torino”. Anzi, “lo scopo è che a prescindere da dove si decida di trascorrere la propria vita, si mantenga un legame forte con questa città, che intanto deve pensare a come accogliere altri studenti o laureati”.

Per la professoressa Prandi bisogna puntare sulla qualità, intesa non come quella “dell’offerta formativa, che è già alta”, ma come quella “dei servizi interni ed esterni, come la tecnologia applicata alla ricerca da un lato e l’accoglienza e l’abitabilità dall’altro”. Perché ciò accada, l’Ateneo non può fare tutto da solo. È necessaria anzi una collaborazione tra comune e università, che possono lavorare l’uno per l’altra, ma anche di concerto definendo obiettivi condivisi.

Secondo la professoressa Laura Scomparin, se la direzione è chiara, serve però un cambio di passo sui modi. Ed è necessario un dialogo tra atenei e Città molto più intenso rispetto al passato: “Perché Torino non deve essere tanto una città universitaria, quanto una città a misura di studenti e studentesse”.

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