“Giornata fondativa” al Palazzo Civico di Torino. Il sindaco Stefano Lo Russo e gli altri volti istituzionali del tavolo di lavoro hanno firmato il protocollo d’intesa per proiettare Torino nel 2033, come Capitale Europea della Cultura. A capo del dossier di candidatura è stato scelto il manager Agostino Riitano, che promette una partecipazione diretta dei cittadini al progetto: “Staremo poco nei palazzi e molto nelle scuole e nei quartieri, per dare spazio soprattutto ai più giovani”. La funzione di coordinamento è affidata alla Fondazione per la Cultura Torino, ma i nomi che comporranno l’ausiliario advisory board sono ancora vacanti: “Abbiamo eserciti di cervelli competenti per tematiche specifiche, siamo fiduciosi”, commenta il manager culturale.
Agostino Riitano ha un curriculum prestigioso alle spalle. Ha rivestito il ruolo di project manager supervisor per la candidatura vincente di Matera, eletta nel 2019 Capitale europea della Cultura, ma i suoi incarichi spaziano anche a livello nazionale: come direttore artistico ha guidato Procida e Pesaro al riconoscimento di capitali italiane in ambito culturale, rispettivamente nel 2022 e nel 2024. L’esperienza è dalla sua parte, ma lo attende una città più grande, che Riitano vuole raccontare nel dossier come “un’articolata fotografia di famiglia”, accogliendo i contributi di ogni sfumatura del patrimonio culturale torinese, dalla realtà artistica underground all’avanguardia digitale.
Il protocollo di intesa vede la partecipazione di un ampio ventaglio istituzionale: Città di Torino, Regione Piemonte, Città Metropolitana, Camera di commercio, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo, per un lavoro di squadra fondato sul city branding. Annunciato il 19 novembre 2024, il tavolo di coordinamento strategico resterà in vigore fino al 31 dicembre 2027, mentre si attende l’apertura ufficiale del bando entro l’inizio del 2028.
Intanto, saranno investiti annualmente 500mila euro, come anticipato dal sindaco torinese. Tutti i presenti hanno sottolineato che si tratta di un investimento di lunga data: “Nel 2033 ragionevolmente nessuno di noi occuperà le cariche che adesso rivestiamo”, dichiara Lo Russo. Lo seguono scherzosamente a ruota gli altri partecipanti: “Non temiamo i tempi lunghi, siamo in attività da 450 anni”, commenta Marco Gilli, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, a cui rilancia tra le risate generali il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna: “Noi facciamo cultura da 621 anni”.