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Torino 2026, Appendino snobba il dossier della Camera di Commercio

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Sogno e sostenibilità. Sono le parole chiave che Vincenzo Ilotte associa con più insistenza al progetto di Torino 2026. Per il presidente della Camera di Commercio torinese riportare le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali sotto la Mole rappresenta “il sogno di un’intera comunità, tanto che ho ricevuto decine di lettere di cittadini che mi hanno ringraziato per il nostro lavoro”. Lo ha rivelato questa mattina, venerdì 9 marzo, durante la presentazione dello studio di prefattibilità redatto dall’ente di via Carlo Alberto insieme con l’Agenzia Torino 2006. Ilotte ha esibito le lettere raccolte in una cartellina blu, mentre in prima fila i sindaci del comprensorio montano applaudivano e già proiettavano la loro immaginazione otto anni in avanti, quando le loro montagne potrebbero tornare a ospitare le gare olimpiche.

Poche ore dopo, però, la sindaca Chiara Appendino prende le distanze dal piano: “Non esiste alcun dossier della Città per la candidatura alle Olimpiadi 2026, né tantomeno quello presentato oggi dalla Camera di Commercio deve essere attribuito alla Città”, fa sapere in una nota la prima cittadina.

L’altro tema è la sostenibilità, primo diktat imposto dal Comitato olimpico internazionale (Cio) per i Giochi del futuro e su cui Ilotte punta molto: “Torino non ha rivali nè in Italia nè in Europa – prosegue il presidente della Camera di Commercio di Torino – Le infrastrutture ci sono già, vanno semplicemente rimesse in sesto. Non mi piace dire che non abbatteremo nemmeno un albero, ma di certo molti meno che in altri territori”. Secondo il dossier, gran parte dei costi per il rinnovamento degli impianti sportivi (170 milioni di euro) sarebbero destinati alla pista da bob di Cesana torinese e ai trampolini per il salto con gli sci di Pragelato. In ogni caso il riutilizzo delle infrastrutture già esistenti, per le piste e i palazzetti così come per i villaggi destinati agli atleti e ai media, abbatterà di molto il budget totale. Camera di Commercio ha stimato un risparmio di 1 miliardo e 100 mila euro rispetto a Torino 2006, quando erano stati spesi oltre 3 miliardi. Di questi 13o milioni sarebbe destinati alla legacy, altro concetto chiave del Cio, ovvero una miglior gestione delle strutture nel periodo post olimpico con un programma mirato di supporto allo sport nazionale e giovanile.

Appendino comunque non esclude ancora l’ipotesi Torino 2026. “La presentazione dell’eventuale modello di Olimpiadi non può che avvenire nella fase di dialogo, step successivo alla scelta o meno di manifestazione di interesse”, si legge ancora nella nota diffusa da Palazzo Civico. La prima cittadina non si pronuncerà presumibilmente prima del Consiglio metropolitano del 14 marzo e quello comunale del 19. Alcuni consiglieri grillini sarebbero, infatti, contrari ai Giochi e dopo l’addio di Deborah Montalbano, finita nel gruppo misto, Appendino è costretta a fare i conti prima di sposare in pieno la candidatura. “La sindaca è una persona pragmatica – ha commentato Ilotte -. Mi auguro che valuti Torino 2026 come un’opportunità”.

Il tempo stringe. Entro il 31 marzo deve essere inviata al Cio una dichiarazione d’interesse da parte della città, con la firma del Comune, del Coni e del Comitato Promotore. Milano ha già fatto sapere che invierà la sua lettera, Torino deve ancora sciogliere i dubbi. Il 30 ottobre il Cio dovrà selezionare le candidature prescelte che concorreranno all’assegnazione: in corsa dovrebbero esserci anche la svizzera Sion (già competitor di Torino per la prima assegnazione olimpica), la svedese Stoccolma, l’austriaca Graz e, soprattutto, la canadese Calgary che, come Torino, è già stata sede di una manifestazione a cinque cerchi.

FEDERICO PARODI

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