“Davvero qui c’era la Fiat?”. Un ragazzo indica un capannone nel deserto di corso Settembrini, quartiere Mirafiori: un tempo quella struttura da 37 mila metri quadrati era il centro logistico della casa automobilistica torinese. Oggi è un’area a due volti: in inverno è un’enorme ghiacciaia in apparente stato di abbandono, ma con l’arrivo della primavera si trasforma, ospitando eventi culturali e convegni. Il primo a rimetterci piede è stato Stefano Di Polito (LEGGI L’INTERVISTA) regista torinese figlio di due operai Fiat, che al suo interno ha girato alcune scene del film “Mirafiori Lunapark” (2014). L’ex Dai è ripartito grazie al successo della pellicola e al Concorso Mirafiori, il contest internazionale di idee per l’utilizzo temporaneo dell’ex fabbrica, lanciato nell’aprile 2015 e ancora fermo allo studio di fattibilità. L’intenzione è di realizzare un polo attrattivo per l’impresa 4.0, un Manufacturing Technology Center sul modello di quelli attivi in altre città europee.
Lo Spazio Mrf è uno degli immobili di proprietà di Tne – Torino nuova economia, la società nata nel 2005 da un accordo tra enti locali e Fiat con l’obiettivo di riqualificare i terreni dismessi dall’azienda torinese a Mirafiori e al Campo Volo di Collegno (in tutto 300 mila metri quadrati). L’allora sindaco di Torino Sergio Chiamparino insieme con Mercedes Bresso, presidente della Regione, e con Antonio Saitta, a capo della Provincia, decise di investire 67 milioni di euro, strappando a Fiat la promessa di trasferire la produzione della Punto sotto la Mole. La linea, installata nel 2006, sarebbe poi tornata presto nello stabilimento di Melfi, lasciando a Mirafiori la sola Alfa Romeo Mito e, dal 2016, il suv Levante della Maserati.
E mentre la parte “povera” dell’ex Dai faticava a trovare un’identità senza fondi a disposizione, l’altra metà veniva valorizzata grazie a un accordo di programma da 22 milioni di euro firmato con il Politecnico nel 2007. Quattro anni dopo, di fronte allo Spazio Mrf, è nata la Cittadella del Design e della Mobilità. Il moderno edificio in vetro e acciaio progettato da Isolarchitetti conserva ancora oggi alcuni tratti della vecchia fabbrica. Se si varca l’ingresso di corso Settembrini 164 colpisce il silenzio spettrale, rotto soltanto dal fugace via via del bar al pian terreno e dal rumore di un pallone da basket che impatta sul canestro di un vicino campetto.
Per i 1500 studenti del Poli questo gioiello nella periferia sud di Torino è una “prigione” quotidiana. “Venendo dalla parte opposta della città, per me è piuttosto scomodo: ogni giorno mi faccio un’ora di autobus ad andare e un’ora a tornare”, spiega Davide Chiolini, aspirante ingegnere. “È un bel posto, ma è isolato e con pochi servizi – interviene una sua collega, Sofia Castrogiovanni – Se ti dimentichi a casa un quaderno o il caricatore del pc, sei fritto”.
Tra il 2014 e il 2016 Torino nuova economia ha azzerato il debito con le banche grazie a due operazioni: l’ex Centro Stile di strada della Manta è stato ceduto per 3,4 milioni di euro a Tecnocad, azienda specializzata nella progettazione di componenti per l’automotive, mentre Nova Coop ha sborsato 20,6 milioni di euro per acquistare un lotto in corso Settembrini, dove costruirà un centro polifunzionale con attività commerciali e di servizio. Eppure, restano ancora molti i terreni inutilizzati: dai 60 mila metri quadrati di via Anselmetti, dove è ormai tramontata l’ipotesi di trasloco della Centrale del Latte, all’ex Fiat Engineering, fabbricato che dell’illustre passato industriale conserva soltanto le scritte sbiadite all’esterno.
Per Torino nuova economia le cose si sono poi complicate di recente con l’uscita di scena della Città Metropolitana, che lo scorso anno ha esercitato il diritto di recesso sulle proprie quote (10%), innescando un rimpallo tra i due soci principali, Comune e Regione, per saldare il debito di 6 milioni di euro con l’ex Provincia. Lo spettro del fallimento si è allontanato nella serata di venerdì 16 febbraio, quando tra Piazza Castello e Palazzo di Città è stato raggiunto l’accordo: i due enti stanzieranno 2,5 milioni di euro (2 erogati dalla Regione attraverso Finpiemonte, il resto dal Comune) a sostegno del nuovo piano industriale. La società partecipata guidata dall’amministratore unico, Davide Canavesio, può così guardare al futuro: all’orizzonte potrebbero esserci l’edizione 2018 del Salone del Gusto e la realizzazione del Manufacturing Technology Centre. Tasselli a breve e a lungo termine per rilanciare un pezzo di Torino che vuole cambiare marcia.