di Lucrezia Clemente e Corinna Mori
L’integrazione è stato il tema principale della terza edizione del Tief – il forum sulla finanza musulmana organizzato dal Comune, la Camera di Commercio e l’Università di Torino insieme all’associazione Assaif. L’evento, unico nel suo genere e conclusosi il 7 marzo, ha approfondito i rapporti economici fra il Piemonte e i Paesi di fede islamica.
Cosa caratterizza la finanza halal?
Halal in arabo significa “lecito” secondo il Corano. In ambito economico la legge islamica vieta i tassi d’interesse, la speculazione e le operazioni finanziarie eccessivamente rischiose. La comunità assume un ruolo centrale, un modello di condivisione che si avvicina all’innovativa sharing economy occidentale.
Perché proprio a Torino?
Più di 50 mila cittadini e oltre 12 mila imprenditori provenienti da Paesi di fede islamica vivono e operano nella sola provincia torinese. Numeri che sono costantemente in aumento e a cui il Comune guarda con interesse. Le comunità più radicate in città provengono dal Marocco e dall’Egitto. Una forte componente albanese è invece presente a livello piemontese.
Ma quanto incidono i Paesi islamici sull’economia della regione?
Ci sono tre aspetti da tenere in considerazione: il primo riguarda la vendita dei prodotti halal sul mercato interno, al quale gli imprenditori hanno puntato adattando i propri sistemi di produzione. Il secondo è l’export delle aziende piemontesi verso i Paesi islamici, fra i quali il partner principale è la Turchia, per un valore di oltre 2miliardi di euro nel 2016. Il terzo aspetto sono gli investimenti islamici nell’area torinese.
A cosa punta il Comune di Torino?
I finanziatori islamici, sostenuti da un’economia in crescita in tutti i settori, sono partner chiave per la realizzazione di importanti progetti infrastrutturali come la linea 2 della metropolitana e l’ampliamento della Città della Salute. Il Tief ricopre dunque un ruolo strategico per l’amministrazione comunale.
E l’integrazione?
Se n’è parlato molto al forum che ha toccato vari aspetti, dal cibo certificato halal al microcredito come strumento utile per l’aumento dell’occupazione. Il punto centrale tuttavia resta l’interesse per i finanziamenti dai Paesi mediorientali che mette in secondo piano il reale inserimento della comunità islamica nel territorio torinese.