La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

The Broken Key, quando il cinema italiano sfida il mercato internazionale

condividi

The Broken Key di Louis Nero vuole essere molte cose. Un film di fantascienza e un thriller, una pellicola autoriale e di genere, ambientata nello spazio e nei luoghi più conosciuti di Torino e del Piemonte, con un cast di nomi famosissimi e anche semi-sconosciuti. Certo potrebbe sorgere qualche perplessità sulla capacità del regista di gestire un immaginario così variegato senza scadere nel cattivo gusto: si vedrà. Il film sarà nelle sale dal 16 novembre (anche per questo non passerà dal Torino Film Festival, che si apre nella settimana successiva). Per adesso, però, una cosa è assolutamente evidente: lo sforzo di elevare un prodotto del cinema italiano, spesso accusato di autoreferenzialità e provincialismo, a una dimensione internazionale. A cominciare dalla trama fortemente improntata al genere: sullo sfondo di un mondo distopico e senza carta, un ricercatore parte alla ricerca del frammento mancante di un antico papiro, un’impresa dalla quale dipende il futuro dell’umanità.

Louis Nero Film e Torino Film Production, che si sono avvalse del sostegno della Film Commission Torino Piemonte, sono state affiancate dall’inglese Red Rock e la Fantastic Films di Los Angeles, che l’anno prossimo si occuperà della distribuzione in sessanta paesi. Qui da noi The Broken Key uscirà in più di duecento sale. Uno sforzo enorme, ha detto il regista nella conferenza stampa al Museo del Cinema di Torino. Gli ha fatto eco Paolo Damilano di Film Commission: “L’obiettivo è far crescere una classe dirigenziale in grado di produrre e dirigere. Attraverso il lavoro di Louis dimostriamo che fare impresa in Piemonte è possibile anche in un settore complicato, ma fondamentale per la fortuna di un film, come quello della distribuzione”.

Certo avrà aiutato la sfilza di camei affidati a celebrità, da Michael Madsen (Le Iene), fino a Rutger Hauer (Blade Runner) e il nostro Franco Nero (è lui il Django del ‘66 che ha ispirato Tarantino). E, a proposito di scenari distopici, The Broken Key si inserisce in un mercato mondiale appena segnato dall’uscita del sequel di Blade Runner (dal quale, in verità, ci si aspettava una performance migliore al botteghino). Forse non a caso Louis Nero si è accaparrato un cameo di Hauer, che interpretò Roy Batty nel Blade Runner dell’82 (proprio a lui si deve il famoso monologo che comincia con “ho visto cose che voi umani…”).

Insomma, prima ancora di uscire al cinema, The Broken Key una cosa l’ha già dimostrata. Una sfilza di vip e la capacità di ottenere i permessi per girare alla Mole, nel Museo Egizio o alla Sacra di San Michele sono la testimonianza di una certa caparbietà del regista e di uno sforzo produttivo indispensabile a raccogliere finanziamenti e vendere copie. Due ingredienti che da soli non bastano (la vera partita dipende, infatti, dalla qualità del film) ma che, almeno, aiutano a gettare alcune premesse per la realizzazione di un prodotto vendibile sia a Torino che a New York.

GIUSEPPE GIORDANO