“Un crescente percorso di radicalizzazione”, così gli inquirenti commentano l’arresto di Halili Elmahdi, l’uomo di 23 anni di origine marocchina e naturalizzato italiano, in carcere da questa mattina a Torino con l’accusa di partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico. Si tratta dell’autore del primo testo in italiano inneggiante all’Isis. La Polizia di Stato di Torino ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del capoluogo piemontese e a 12 perquisizioni domiciliari e personali in tutta Italia: 4 a Torino, 2 a Milano, 3 a Modena, 1 a Reggio Emila, una Napoli e una a Bergamo.
“Halili ha mostrato atteggiamenti radicali e non ha manifestato alcun desiderio di pentimento”. Così il Questore di Torino, Francesco Messina, ha definito l’italo-marocchino, in un’operazione che è a tutti gli effetti di prevenzione e contrasto al terrorismo. Halilli è stato trovato in possesso di numeroso materiale propagandistico vicino all’autoproclamato Stato Islamico, e ha lui stesso tradotto attivamente le pubblicazioni di Daesh. “L’operazione è scattata quando Halili ha raggiunto la seconda fase di radicalizzazione, facendo proselitismi ed entrando in contatto con stranieri e musulmani convertiti”.
Il ragazzo aveva lavoretti da perito elettrotecnico, viveva in casa con la mamma, il papà, un fratello e una sorella. In famiglia la sua radicalizzazione era malvista: il padre, in Italia dal 1989, aveva chiesto alla madre di allontanarlo da casa. La situazione era tesa e Halili era arrivato al punto di chiedere alla mamma di non toccare il suo cibo.
Elmahdi, che già nel 2015 aveva patteggiato una condanna per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, è stato trovato in possesso di materiale grafico legato all’autoproclamato Stato Islamico. In particolare Elmahdi si stava specializzando su come compiere atti terroristici mediante l’uso di coltelli e autocarri.
L’operazione che ha portato all’arresto si chiama amore e odio perché Halili diceva che l’Islam “ama i credenti e odia i miscredenti”. L’episodio arriva in un frangente di allarme sul tema terroristico: ieri, a Foggia, un maestro egiziano del centro culturale islamico “Al Dawa”è stato arrestato per terrorismo internazionale. Mohy Abdel Rahman, questo il suo nome, è accusato di aver indottrinato quindici bambini tra i 4 e i 10 anni, insegnando loro il concetto di guerra santa. Al momento sono in corso perquisizioni in tutta Italia. La polizia cerca soggetti legati ad ambienti dell’estremismo islamico. I 13 decreti di perquisizione sono scattati a Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia.
In un’intervista a La Stampa, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha spiegato che “la minaccia della jihad non è mai stata così forte in Italia”. Halili Elmahdi si trova in carcere dopo che la Polizia ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa da Gip di Torino. Oltre al fermo dell’uomo, gli inquirenti hanno svolto 13 perquisizioni. L’indagine, condotta dalla Digos con il supporto del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno dell’Ucigos, l’Ufficio centrale per le investigazioni generali e per le operazioni speciali.