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Stop the War, 200 veicoli a Leopoli per la pace

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Una carovana di quasi duecento mezzi si prepara a partire verso l’Ucraina. Trasporterà soprattutto alimenti, medicine e generi di conforto per chi fugge dalla guerra. “Tutto è nato dalla rete, da alcuni volontari che da Leopoli aiutano i civili”, spiega Diego Montemagno, presidente dell’associazione Acmos. “Allestiscono dormitori di fortuna dalle frontiere, trovano dei contatti per uscire dall’Ucraina e viaggiare tra le città dell’Europa. Da qui è nata l’idea di fare un viaggio dentro il confine”.

È da questo grido di dolore che nasce il manifesto Stop The War. Diversi rappresentanti della società civile nonviolenta e pacifista, come la stessa Acmos, il Gruppo Abele o la Rete Italiana Pace e Disarmo, hanno aderito all’iniziativa. “Ad oggi – racconta Montemagno – abbiamo raccolto la partecipazione di circa duecento veicoli di tutte le organizzazioni che hanno aderito. Partiremo il primo di aprile da Gorizia, prima in direzione della Polonia e poi in Ucraina”.

Non mancherà neppure il supporto da Torino. “Siamo in contatto – aggiunge Montemagno – con Operazione Colomba. Come Acmos partiremo con tre mezzi e otto volontari. Ma se con tutti questi veicoli riusciremo a portare sei persone ciascuno, i numeri potrebbero diventare anche molto grandi”.

Le tre, diverse, ondate migratorie

A un mese dal conflitto preoccupa infatti la terza ondata di migrazioni. Chi oggi chiede aiuto proviene dalle fasce di popolazione più fragile, maggiormente colpita dagli effetti della guerra. Con lo scoppio delle ostilità, chi aveva i soldi e sapeva dove andare si è mosso da solo, lasciando il paese con i propri mezzi. Le immagini senza fine del traffico a Kyiv del 24 febbraio oggi sembrano ricordi lontani, ma testimoniano i protagonisti di quella fase. Solo dopo questa fuga è cominciata la seconda ondata, di chi aveva risorse proprie, ma scarseggiava di contatti a cui affidarsi fuori da casa.

Oggi, i corridoi umanitari sono rivolti soprattutto a quella fetta di popolazione che non ha risorse e persone da raggiungere. “Saranno soprattutto donne e bambini – spiega Montemagno – perché con la guerra in corso gli uomini sono chiamati per legge a restare. Una volta in Italia faranno domanda di protezione ed entreranno nel circuito dell’accoglienza”.

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