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Dove stiamo andando: le prospettive dell’Italia dopo il voto europeo

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Cosa ci si aspetta in Italia dopo il voto del 26 maggio per le elezioni europee? Ne hanno discusso oggi, 10 maggio, al Salone del Libro i direttori dei principali quotidiani italiani.
La prospettiva condivisa da tutti è che il voto europeo non inciderà in maniera immediata sull’assetto dell’attuale governo, anche se affidandosi agli ultimi sondaggi la Lega resta al primo posto, nonostante il calo del consenso per Matteo Salvini, seguita dal Movimento 5 stelle e dal Pd.
In ambito europeo  la preoccupazione maggiore è l’atteggiamento dei partiti sovranisti nei confronti della flessibilità.
“La parte sovranista del parlamento europeo non gioca favore dell’Italia” spiega Fabio Tamburini direttore del Sole24 ore, “sono i più severi nella richiesta al paese di onorare gli impegni economici presi in Europa, non otterremo più flessibilità da loro”.

Sul fronte interno i nodi che andranno sciolti nell’immediato, soprattutto secondo Luciano Fontana direttore del Corriere della Sera e Virman Cusenza direttore del Messaggero, sono quelli legati alla manovra economica prevista in autunno.
È poco probabile che l’assetto attuale possa portare a una nuova manovra in autunno – segnala Cusenza –  Reddito di cittadinanza e Quota 100 si stanno rivelando fallimentari rispetto ai numeri preventivati inizialmente”. Per Tamburini invece: “i conti non tornano, nella migliore delle ipotesi siamo fuori per circa 45 miliardi”. 

Se fare delle previsioni è difficile,  rimane la certezza che il nostro sia:”Ingovernabile”, spiega Carlo Verdelli direttore di Repubblica, “non c’è una maggioranza, anche se i 5 stelle si alleassero con il PD non raggiungerebbero i numeri necessari. Un governo tecnico non avrebbe sufficiente legittimità. Per come stanno le cose l’attuale legge elettorale non è adeguata allo scenario politico”.

L’idea che problemi complessi come quelli della crescita e del lavoro si possano governare attraverso delle soluzioni semplicistiche è destinata a scontrarsi con una realtà in cui i fattori in gioco sono numerosi. Non esistono solo:” I contrasti e le acredini personali tra i leader di governo” chiosa Maurizio Molinari direttore de La Stampa, “ma anche eventi esterni come la situazione libica e le oscillazioni dello spread” a influire sulla tenuta del governo italiano.

L’auspicio di tutti, al di là delle appartenenze, è che la politica si assuma le proprie responsabilità ricominciando a gestire i problemi e uscendo dall’ottica della “campagna elettorale permanente”.

FRANCESCA SORRENTINO