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Stellantis, Fim fa i conti: produzione ai minimi dal 1956

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Nei primi tre mesi del 2025 la produzione di Stellantis è ulteriormente peggiorata rispetto allo stesso periodo del 2024, che era stato definito un anno nero. “Gli stabilimenti di auto e veicoli commerciali sono in rosso e i dazi non faranno che peggiorare la situazione”, spiega Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl. Durante gennaio, febbraio e marzo 2025 tra auto e furgoni commerciali sono state prodotte 109900 unità, con un calo del 35,5 per cento: è il dato più basso dal 1956. Nel corso del trimestre sono state prodotte 60533 automobili e 49367 veicoli commerciali, rispettivamente con un calo del -42,5% e -24,2%.

L’8 aprile in un incontro nella sede Cisl di Torino il sindacato fa il punto della situazione per ogni stabilimento del territorio. In tutti i siti di produzione di auto la situazione è negativa. Nel 2024 la sede di Pomigliano d’Arco era risultata un’eccezione positiva, ma non è lo stesso per questo trimestre. “Pomigliano continua a rappresentare il 61% della produzione totale di auto – spiega Uliano -, ma ha subito una riduzione che arriva quasi al 37%”. In questa sede si produce la Fiat Pandina e a dicembre è arrivata la conferma da Stellantis che “la produzione continuerà fino al 2030. Inoltre, il modello della nuova Pandina verrà assegnato sempre a Pomigliano”. Il sindacato “ha spinto per ottenere la piattaforma stla small in questo stabilimento e si sta lavorando perché possa accadere anche in altri siti”. Secondo il segretario si tratta di impegni positivi, ma “è necessario continuare a monitorare la produzione”.

Non è stata fatta una stima puntuale sull’impatto dei dazi, ma ci sono “alcune situazioni più critiche”. A Pomigliano d’Arco, per esempio, “si produce la Hornet, un’auto che si vende soprattutto negli Stati Uniti. Nel trimestre sono state prodotte 1356 vetture, nel 2024 circa 12mila. Il modello è in fase calante da prima dell’imposizione dei dazi, al momento non possiamo immaginare che cosa succederà”. Nel contesto attuale, poi, c’è il rischio che “la competizione europea aumenti ulteriormente, perché le altre case automobilistiche che oggi vedono una chiusura sul mercato Usa potrebbero puntare al mercato europeo”.

La crisi ha un grande impatto sui lavoratori: “Al momento le persone in cassa integrazione sono quasi 20mila – conclude Uliano – e sono a rischio per la fine degli ammortizzatori sociali. Il governo, però, ci ha rassicurato sul fatto che verranno fornite soluzioni e ammortizzatori specifici di volta in volta”.

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