Il Tribunale penale internazionale dell’Aja ha condannato all’ergastolo «il macellaio di Bosnia» Ratko Mladić. L’ex comandante serbo-bosniaco è il responsabile, insieme al presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina Radovan Karadžić, condannato a quarant’anni di reclusione l’anno scorso, di due delle pagine più nere della storia europea e balcanica del secondo novecento: l’assedio di Sarajevo e il massacro di Srebrenica. Mladić ha organizzato una campagna di terrore contro la popolazione, i bombardamenti e l’assedio di Sarajevo, durato tre anni dall’aprile 1992 al febbraio 1996, il più lungo nella storia bellica moderna. L’accerchiamento della città ha provocato più di 10.000 morti. La sentenza riporta al centro le continue divisioni nell’ex Jugoslavia: per i bosniaci musulmani e croati il generale è un mostro, per i serbi di Bosnia, come ha detto il loro leader, Milorad Dodik, avversario del presidente serbo Aleksandar Vučić, «resterà sempre il nostro eroe, come un de Gaulle».
La Bosnia era la più multietnica tra le repubbliche federali che formavano l’ex Jugoslavia. Ancora oggi la maggioranza dei suoi abitanti è di religione musulmana, ma è presente una grossa comunità di serbi ortodossi e una minoranza di croati cattolici. Dopo gli accordi di Dayton del 1995, che hanno sospeso le ostilità nel conflitto jugoslavo, in Bosnia-Erzegovina è nato un complicato sistema istituzionale federale con la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina da un lato e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina dall’altro. Anche la carica di capo dello Stato è condivisa su base etnica: i membri della presidenza sono tre, ciascuno dei quali assume la carica a turno per un periodo di otto mesi.
Cosa è successo a Srebrenica l’11 luglio 1995?
La cittadina della Bosnia orientale era stata dichiarata zona franca durante il conflitto jugoslavo. All’epoca della strage si combatteva intorno a Srebrenica da tre anni. Dopo aver rassicurato la popolazione sulla presenza dei militari nella cittadina, Ratko Mladić ha coordinato lo sterminio di 8.372 uomini in età militare nell’arco di sole 72 ore. I cadaveri sono stati ritrovati in improvvisate fosse comuni.
Nella sentenza dell’Aja si afferma che Mladić era «in contatto con membri della leadership politica in Serbia e dell’esercito jugoslavo, per soddisfare gli obiettivi dell’esercito serbo-bosniaco». La conseguenza di questa formulazione, secondo OBC Transeuropa, porterebbe portare al coinvolgimento diretto di Belgrado nei crimini di guerra in Bosnia-Erzegovina.
A Srebrenica si è consumata la strage di civili più grave in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. La corte dell’Aja, che a dicembre concluderà il suo mandato, ha definito quegli omicidi di massa con il termine «genocidio», avendo constatato la volontà di sterminio dell’esercito serbo-bosniaco nei confronti dei bosgnacchi, i bosniaci di religione musulmana. I caschi blu olandesi sono stati giudicati responsabili per non avere difeso la città e aver consegnato 300 bosgnacchi nelle mani dell’esercito di Mladić. Lo Stato olandese è stato ritenuto “civilmente responsabile” per il massacro nel 2014.