Beach volley e beach tennis a caccia di visibilità tra Olimpiadi e tv
Gli sport da spiaggia sono in cerca di emancipazione. Nati sotto l’ombrellone come passatempi, beach volley e beach tennis restano ancora i fratelli minori di pallavolo e tennis, ma nel tempo hanno guadagnato visibilità e sviluppato un circuito internazionale.
Nato sulla costa della California, il beach volley ha impiegato un po’ di tempo per attraversare l’oceano e arrivare in Italia. Ha cominciato a strutturarsi anche qui da noi come disciplina sportiva grazie alle Olimpiadi. Il palcoscenico planetario iniziato con i Giochi di Atlanta 1996 e la medaglia d’argento degli azzurri Daniele Lupo e Paolo Nicolai a Rio 2016 hanno favorito la crescita del numero di atleti, presenti soprattutto in Lazio, Emilia-Romagna, Veneto e, più di recente, anche nelle Marche e in Lombardia. In Piemonte, il movimento sta evolvendo, come nota Davide Giannitrapani, da tredici anni selezionatore della rappresentativa maschile regionale. Dall’8 al 10 luglio prossimi, guiderà una coppia di giovani under 17 al Trofeo delle Regioni di beach volley a Cagliari: “Fino a quest’anno lavoravo per adattare alla sabbia ragazzi che giocavano a pallavolo. Ora mi trovo invece con un paio di giovani nati come “beacher”, segno che questo è uno sport in crescita”.
Il tennis da spiaggia, invece, fa più fatica a uscire dalla propria nicchia di appassionati. Non ha molte somiglianze con il tennis classico, se non per il sistema di conteggio dei punti con 15, 30, 40 e gioco: gli atleti si sfidano in partite di doppio su campo di 16×8 metri come nel beach volley, la rete è alta un metro e settanta, le racchette sono in materiale plastico, carbonio o kevlar, la pallina è depressurizzata. La riviera romagnola è la terra d’origine di questa specialità, molto diffusa anche in Toscana e sul litorale laziale, dove a Terracina si sono conclusi da poco i Mondiali 2019. Le finali sono state trasmesse sul canale tematico SuperTennis, un evento raro per uno sport al momento poco televisivo e perciò poco conosciuto lontano dalle coste. Le parole di Davide Bellini, fiduciario regionale per la sezione “beach” della Federazione italiana tennis, sono chiare: “Dopo dieci anni di promozione, posso dire che in Piemonte non ci sono grandi margini di espansione. La nostra attività è abbastanza limitata, con 50-100 tesserati siamo una delle regioni dove il movimento ha attecchito meno”. L’estate resta però il periodo dell’anno in cui gli irriducibili del tennis da spiaggia possono divertirsi di più: nelle prossime settimane, ci saranno i Campionati Regionali e il tour estivo, dopo la tappa di Galliate (Novara), passerà da Asti, Bra (Cuneo) e Torino.
Pallapugno e tamburello, la tradizione di Langhe e Monferrato vuole un futuro
Gli sport tradizionali lottano per sopravvivere al mondo che cambia. Pallapugno e tamburello sono discipline di origine antica, nate negli sferisteri, gli impianti per il gioco del pallone, da non confondere con il football arrivato dai paesi britannici. In Piemonte, nei paesi sulle colline di Langhe e Monferrato sono stati per lungo tempo i giochi della piazza, strumenti di aggregazione sociale prima che di competizione.
Oggi entrambi sono organizzati in una federazione associata al Coni (la Fipap per la pallapugno, la Fipt per il tamburello), disputano un campionato italiano e si aprono a competizioni internazionali con paesi di tradizione sferistica come Francia e Spagna o altri dove questi sport sono arrivati per via promozionale. La sfida più complicata però sembra quella di garantire loro un futuro vivendo soprattutto di passione e volontariato, in realtà di piccole dimensioni dove il ricambio generazionale di giocatori e spettatori non è scontato. Piemonte e Liguria, nelle aree di Langhe, Valle Bormida e Riviera di Ponente, sono il cuore dell’attività per la pallapugno: qui non mancano gli appassionati della battuta e del ricaccio, i colpi con cui i capitani delle due squadre, ognuna di quattro giocatori, spediscono il pallone da una parte all’altra del campo, cercando la sponda del muro di appoggio. La Coppa Italia a fine agosto e il meeting giovanile di metà settembre sono gli eventi più attesi dell’estate: “Ogni anno le finali di Coppa sono disputate in uno sferisterio in cui l’attività è in calo, nella speranza di favorirne il rilancio – afferma Fabio Gallina, responsabile della comunicazione Fipap – per il 2019 la Federazione ha scelto di giocare a Caraglio, in provincia di Cuneo”.
Le società del Campionato italiano di tamburello, invece, occupano gran parte del Nord Italia dalle colline astigiane alle valli trentine, passando per le province di Bergamo, Brescia, Mantova (dove dal 6 al 14 agosto si giocherà la Coppa Italia) e Verona. Nel tentativo di fermare un calo di interesse tra il pubblico e favorire l’inserimento di giocatori giovani ad alto livello, di recente la Federazione ha mutuato dalla pallapugno un sistema per la formazione delle squadre in cui a ogni giocatore viene assegnato un “punteggio” a seconda del ruolo e dei risultati: “Favorire l’equilibrio e l’incertezza dei campionati sta dando i frutti sperati soprattutto nel Campionato a muro che si gioca nel Monferrato” ha detto Alessandra De Vincenzi, dirigente Fipt e responsabile del settore femminile. Proprio nel massimo campionato delle donne, il tamburello sta vivendo un buon periodo, con sette squadre a contendersi lo scudetto: “Il momento di massima crescita è purtroppo alle spalle da qualche anno – precisa Alessandra De Vincenzi – certo però il movimento è diventato molto più importante rispetto a una ventina di anni fa, quando le giocatrici erano talmente poche che tutto si esauriva in un fine settimana”.