Due anni di sorveglianza speciale per Maria Edgarda “Eddi” Marcucci, l’attivista di area antagonista che ha combattuto l’Isis in Siria del Nord al fianco delle milizie curde. “È un procedimento intollerabile e un precedente che non possiamo accettare”, cosi ha commentato la giovane che per i prossimi due anni dovrà rispettare le misure restrittive previste dal provvedimento.
L’ha disposto il Tribunale di Torino, che ha però respinto la richiesta della stessa misura per Jacopo Bindi e Paolo Andolina, anche loro “foreign fighters” tra le fila del popolo curdo, così come era accaduto nel giugno scorso per Davide Grasso e Fabrizio Maniero. La Procura di Torino aveva richiesto per loro cinque l’applicazione di misure restrittive perché ritenuti “socialmente pericolosi” in virtù della loro partecipazione alla lotta armata contro Isis in Siria, e della loro partecipazione alla scena antagonista in Italia. Dopo quasi un anno dall’inizio della vicenda, Eddi Marcucci è l’unica ad essere soggetta a questo provvedimento, che prevede tra le altre cose un coprifuoco, il divieto di partecipare a riunioni pubbliche, la revoca della patente e del passaporto.
“L’ho scoperto dalla stampa, né io né il mio avvocato siamo ancora stati informati ufficialmente”, racconta Marcucci in una conferenza stampa tenuta in streaming con i giornalisti. Non ci sono perciò ancora i dettagli sui limiti che dovrà rispettare, come non è chiaro se entreranno subito in vigore o subiranno dei cambiamenti in virtù del momento di emergenza che il Paese sta attraversando.
Una cosa però è certa, per Eddi e per i suoi compagni che hanno condiviso con lei questi mesi di udienze in Tribunale: questa storia non finisce qui. Sul versante legale Marcucci procederà in appello per opporsi a questa sentenza. Sul fronte sociale invece, sono già partite le mobilitazioni di diversi collettivi di cui la giovane fa parte. Dai NoTav a Non una di meno è già partita la solidarietà per Eddi. Solidarietà che viene amplificata anche dall’anniversario della morte di Lorenzo Orsetti “Tekosher”, il giovane toscano caduto in Siria il 18 marzo 2019 mentre combatteva contro lo Stato islamico. Eddi e Lorenzo hanno anche condiviso per un periodo la loro permanenza e la loro militanza nei territori della Siria del Nord. Per ricordarlo in molti hanno aderito a quella che è l’unica manifestazione consentita in questi giorni di emergenza da Coronavirus: un flashmob. Stasera dai balconi anziché l’inno di Mameli risuona Bella Ciao, e il tricolore lascia spazio a fazzoletti rossi, gialli e verdi, i colori della bandiera delle forze democratiche siriane, a cui Orso ha dedicato gli ultimi giorni della sua vita.
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Noi siamo con chi combatte l’Isis. Ogni tempesta comincia con una singola goccia. Cercate di essere voi quella goccia. Orso vive. Eddi libera. https://t.co/xEBbfiVhoI #orso18m #eddilibera #iostoconchicombattelisis pic.twitter.com/huIr2G3EM1
— Potere al Popolo Paris (@PaP_Parigi) March 18, 2020