In piazza per chiedere il ritiro della proposta di legge regionale che allarga le maglie del gioco d’azzardo. Il sit-in, organizzato da Libera Piemonte e dall’associazione Slotmob, si è svolto alle 9,30 di oggi mercoledì 14 aprile, e ha visto la partecipazione di attivisti, consiglieri d’opposizione e sindaci del Piemonte, senza distinzione di orientamento politico. La proposta del consigliere regionale della Lega Claudio Leone, che verrà discussa oggi in consiglio, andrebbe a modificare la legge regionale 9/2016, istituita dalla giunta Chiamparino per contrastare il gioco d’azzardo patologico.
Questa legge prevede una distanza minima di 300 metri (elevata a 500 metri per i comuni con più di 5.000 abitanti) degli esercizi commerciali rispetto ad una serie di “luoghi sensibili” (scuole, impianti sportivi, istituti religiosi, strutture ospedaliere, istituti di credito, stazioni ferroviarie etc); accesso ai contributi regionali per gli esercizi che decidono di non istallare macchinette (marchio “no slot”); limitazione dell’orario di apertura delle sale da gioco e divieto di attività pubblicitaria relativa alle sale da gioco e scommesse o all’installazione delle slot machine. La proposta del consigliere Leone abolisce il principio di retroattività, per cui la legge 9/2016 non si applica alle sale già aperte prima della sua approvazione, dimezza le distanze dai luoghi sensibili ed elimina la possibilità per i sindaci di restringere ulteriormente l’orario di apertura.
Una proposta che preoccupa i tanti sindaci presenti in piazza, costretti da anni a fare i conti con la piaga della ludopatia. “Chi sta sul territorio, in particolare nei piccoli comuni, conosce bene il disagio sociale provocato dalla ludopatia, – spiega Luigi Sergio Ricca, sindaco di Bollengo – ci sono tante persone che vanno a ritirare la pensione per poi bruciarsela nel giro di due giorni alle macchinette. Questa proposta va a liberalizzare il gioco d’azzardo, con conseguenze molto pericolose. Non capisco perchè la Regione abbia deciso di fare marcia indietro su un tema di interesse bipartisan”. Timori condivisi da Bruna Sibille, sindaco di Bra dal 2009 al 2019, che già nel 2012 aveva adottato i primi provvedimenti per contrastare la ludopatia nel suo comune: “Questa proposta di legge non c’entra nulla con la difesa dei piccoli esercenti, è solo un favore alla lobby del gioco d’azzardo e alle mafie. Negli ultimi anni grazie alla legge 9/2016 i miglioramenti sono stati significativi. Tornare indietro vuol dire gettare benzina sul fuoco del disagio sociale, a maggior ragione dopo l’avvento della pandemia”. Sulla stessa lunghezza d’onda Angelo Cappuccio, sindaco di Santhià: “Noi sindaci siamo i primi a dover gestire le difficoltà economiche causate dal gioco d’azzardo compulsivo. Le famiglie in difficoltà vengono a chiedere aiuto a noi, di certo non al Presidente della Regione”. Il consigliere regionale del Partito Democratico Diego Sarno aggiunge: “La legge che difendiamo non contrasta il gioco d’azzardo, ma il gioco d’azzardo patologico: si tratta di una norma a tema sanitario e non economico”.
Sono intervenuti anche medici, che hanno sottolineato la pericolosità di un fenomeno come quello della ludopatia, e hanno elencato i benefici apportati dalla Legge contro il gioco d’azzardo patologico: dal 2016 ad oggi il volume del gioco d’azzardo in Piemonte è diminuito di 372 milioni di euro, con un calo pari all’11%. Le perdite dei giocatori sono calate del 16,5%, 206 milioni di euro in meno persi dai cittadini. E i dati dell’occupazione, a differenza di quanto sostengono i promotori della modifica, non sembrano risentirne in alcun modo. La legge 9/2016 ha dimostrato di funzionare, ma qualcuno ha deciso di smantellarla.