La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Sicurezza sul lavoro, sindacati uniti per fermare le morti bianche

condividi

L’ultimo, in ordine di tempo, si chiama Naim Macak.  Quarantatré anni dalla Bosnia, lavorava nella Gammastamp, un’azienda specializzata in finiture di metallo di Bianzé a una trentina di chilometri a ovest di Vercelli. Naim è morto schiacciato da un macchinario nel pomeriggio del 4 dicembre, a poche ore dal decennale dell’incendio alla Thyssen di Torino dove morirono 7 operai investiti da un getto di olio bollente.

“Naim era solo, è morto anche perché non c’era nessuno ad intervenire”, così Ivan Terranova, segretario generale Fiom Cgil Vercelli e Valsesia. Lui, che ha lavorato per più di dieci anni in quella fabbrica dove Niam ha perso la vita, fatica a trovare una spiegazione all’accaduto: “Non si può capire quello che succede. Di certo c’è che la crisi ha colpito anche la sicurezza nelle aziende”. Meno soldi, meno prevenzione e sicurezza, più infortuni. Lo conferma anche l’Inail, i cui dati sugli incidenti sul lavoro hanno fotografato la situazione dei primi nove mesi del 2017. A fine settembre le denunce erano state 471.518, 594 in più dello stesso periodo del 2016, e le morti 769, 16 in più della rilevazione precedente.

“Sul lavoro si continua a morire”, denunciano i sindacati. E in Piemonte più che da altre parti: il 23,8% delle morti sul lavoro si è registrato nelle regioni del nord-ovest. Proprio per cercare di contrastare questo fenomeno, le sezioni regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno stilato un documento congiunto, da portare all’assemblea nazionale in programma a Mestre il prossimo gennaio, sul tema di sicurezza e salute. L’accusa è chiara: manca una strategia unitaria di prevenzione. Per questa ragione, i sindacati intendono condividere l’obiettivo con sei attori, dalla Regione all’Asl, passando per Spresal (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro), Inail, Arpa e medici di famiglia.

Secondo il segretario confederale Cgil Franco Martini “è grave e impressionante che il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro ancora non sia percepito come prioritario” e che dieci anni dopo la Thyssen “quella immane tragedia avvenuta in nome del profitto non abbia radicalmente segnato le coscienze e l’operato quotidiano nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria”.  La legge prevede 8 ore di formazione (4 generiche e altrettante specializzate per tipo di lavoro in una azienda a rischio basso), più eventuali altre 4 per le aziende a rischio medio e 4 ulteriori per quelle a rischio alto.

MARCO GRITTI